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“A Mussomeli mi hanno ridato la gioia di continuare a danzare”. il racconto di Eleonora Azzaretto, ballerina che sogna la Scala

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Mussomeli – Se non si cade, non ci si può rialzare. E, così dicendo, più che un’ovvietà, si precisa un’amara verità! Eleonora Azzaretto, diciotto anni e una passione per la danza classica, per rialzarsi non ha avuto bisogno di cadere, se non nelle mani giuste. Che, pur senza mettere mano a bisturi , in quattro e quattr’otto, hanno rimesso la ragazza in piedi. O, per meglio dire, sulle punte! Riaccendendo così, il dolce sorriso di una bellezza imberbe, svernato dal torpore in cui era caduto. Certo si dovrà ancora attendere il recupero ma le premesse ci sono tutte. E tutte ottime! La storia di Eleonora, giovane e promettente ballerina dell’Accademia Nazionale Danza di Roma -che dello chignon ne ha fatto uno stile di vita!- l’abbiamo già raccontata, neanche una settimana fa, con discreto successo -a voler essere umili!- … praticamente, da Roma dove studia, e da Trapani dov’è nata e cresciuta, operata di “os trigonum”, all’ospedale di Mussomeli. Con la giovane ballerina, tornata per il controllo post operatorio, abbiamo avuto il piacere di conversare su piaceri e sofferenze del bel mondo che tanto affascinò Degas. E su alcune curiosità che l’hanno portata dritto dritto in quel di Mussomeli. Alla volta del Maria Immacolata Longo. Eleonora è poco più che una ragazzina. Dall’aspetto di porcellana. Un concentrato di dolcezza e timidezza che, però, lascia ampio margine al dialogo. Sorpresa per l’accoglienza calorosa riservatale in reparto, dopo che si era sparsa la voce che proprio lei fosse “la ballerina dell’articolo”. E, senza pensarci due volte, ci mostra sullo smartphone il messagio che avrebbe voluto inserire a commento del pezzo, una volta appresa pure lei la sorpresa della notizia! E siamo andati avanti a ritroso così… lentamente… nel racconto… “a dicembre ho iniziato ad avere dei dolori che non mi permettevano di articolare bene la caviglia. Ho sentito il parere di diversi medici a Roma. ‘Tendinite con versamento’ è stata la diagnosi ecografica. Ho iniziato diversi cicli di terapia, ma il dolore non passava nonostante il fermo. Eppure, mi toccava andare in Accademia, per la presenza. E soffrire, nel vedere le colleghe ballare, soprattutto al pensiero che lo stare ferma potesse bloccarmi il percorso”. Eleonora, che porta un nome importante, quello della Duse “divina” -regina delle scene- è approdata nella capitale solamente nel novembre scorso. Direttamente dal Liceo linguistico di Trapani. Una bella, bellissima, maturità. Ma, niente a che vedere ovviamente, con chi aveva già maturato studi specifici. Ca va sanz dire che la “piccola” abbia dovuto faticare molto di più. Per reggere il passo con le colleghe di corso. Più per la teoria che per la pratica. Eleonora balla praticamente dall’età di tre anni. E sicuramente al sacrificio non è nuova. Abituata pressochè da sempre a ballare di pomeriggio, dopo la scuola, e studiare la sera. Alla nostra domanda su “come avesse avuto inizio il percorso”, la risposta è “la danza me la porto nei geni, poichè la passione di mia mamma per questa disciplina, ha fatto sì che già a tre anni facessi la prima prova per potere entrare a far parte della Scuola di Danza di Trapani, la Classic ballet school”. “Era l’ultima della fila”, interviene la mamma, improvvisamente scossa da un guizzo, a quel ricordo “l’ultima, però, solo perchè era la più piccola e tutti lì a chiedersi ‘ma questa piccola dove va'”? Bene, è andata che hanno fatto un’eccezione per la prova, perchè “sotto i quattro… davvero… non si può nemmeno provare!” Ma la signora -fissata si definisce lei (ndr)- è stata consigliata a tornare il prossimo anno. “Ma solo perchè era veramente troppo piccola”, ci tiene a precisare la mamma, Annalisa, che di mestiere, dopo la mamma manager, fa l’insegnante! E lo crediamo bene, dal momento che la figlia, è stata una delle trenta in tutta Italia a superare l’audizione a Roma. Correa l’anno 2009, quando Eleonora, a gamba tesa stavolta, più che in punta di piedi, si è ripresentata e ha varcato la soglia della scuola di ballo di Sandra Giorgetti e della figlia Giorgia Alestra a Trapani. Da allora non si è mai fermata. Classico, moderno e contemporaneo sono stati il suo pane quotidiano. “E’ andata sempre benissimo!”. Ecco perchè, lo stop, dopo sedici anni, e perdipiù al momento del decollo, appare un destino davvero inaccettabile. Ancorchè iniquo! “Conciliare studio e allenamento, non è certo stato facile. Ho avuto anche qualche momento di cedimento”, continua Eleonora, “ma la passione era, ed è, davvero tanta. Poi il sogno di Roma che, grazie alla mia insegnante, si faceva sempre più strada nei miei pensieri. Spingendomi a metterci ancora più impegno. Come negare l’ansia da prestazione quando saI che ‘in ballo’ c’è nientemeno che il tuo futuro? Ma evidentemente la buona formazione ha giocato a mio favore”. “E c’erano pure le prove scritte!” Stavolta, a dire la sua, è il papà, Maurizio. Che fino a quel momento, non aveva fatto altro che ascoltare in silenzio. “L’esame”, incalza, “è piuttosto impegnativo!”. E mentre tutta la famiglia già vola col pensiero al prossimo novembre, quando, a riabilitazione avvenuta, con i migliori auspici, Eleonora, figlia unica, tornerà a calcare la scena con le ballerine ai piedi, il nostro pensiero, davvero molto più ancorato a terra, ci porta a chiedere, deformazione a prescindere, “ma qui come siete arrivati?”. Bene, se il potere della parola è immenso, quello della mimica, qualche volta, è indescrivibile. E’ bastata quell’espressione di ironia, ai limiti dell’inverosimile, che ci ha aperto un mondo… Il racconto adesso si fa corale, in una vicenda in cui ognuno ha avuto il suo peso, anche da (sop)portare. “Visto che il problema non accennava minimamente a migliorare, ed Eleonora, si chiudeva sempre più in se stessa, la famiglia, ‘motu proprio’, decide di fare una risonanza e di farla leggere ad un ortopedico”. E’ così che, finalmente, si viene a capo del busillis. L’esame ha evidenziato la presenza di un ossicino -si badi bene, facoltativo!- che va ad incastrarsi fra l’astragalo e la tibia. A volere essere tecnici! L’os trigonum, come abbiamo già detto, che non tutti abbiamo. E che proprio a quella splendida ragazza doveva capitare! Benedetta giovinezza! Che, mentre “sfugge tuttavia” abbiamo voluto immortalare in quell’eterno presente del fermo immagine di un retroscena. Il primo istituto ad essere consultato è stato il Rizzoli di Bagheria. “Bisogna rimuovere l’ossicino insolente e fastidioso”. Ma, ci può stare, le liste d’attesa erano lunghe. Troppo anche per una carriera che non può aspettare. Ci piace pensare che abbiano “capito” a Bagheria, così, piuttosto che trascinarsela per le lunghe, i medici del noto Istituto di Ortopedia, hanno indicato la strada “a Mussomeli c’è un ottimo reparto”. “Ad oggi, possiamo dire, che l’Unità di Ortopedia dell’ospedale di Mussomeli, è veramente ‘centro d’eccellenza’. Sono gli unici che mi hanno risolto un problema invalidante. Effettivamente mi ero bloccata. Mi sentivo giù di morale. Sola e lontana da casa”. Lo sanno bene quei genitori che, a un certo punto, si sono seduti a tavolino e hanno deciso chi dei due poteva partire. E’ il papà che carica armi e bagagli e va a dare conforto alla figlia. “Sono stato a Roma più di quindici giorni nel mese di mazo. L’ho fatto col cuore di un padre!. E’ figlia unica. Questo è il guaio! Capisce?”. E certo che capiamo. Non siamo mica fessi! (ndr).
Ecco cosa ci sta dietro l’inciampo di un cammino! Pure lo stremo per uno spettacolo che non si poteva perdere. Il 6 aprile col Maestro Oliviero Bifulco. Riferisce “la piccola” con un lampo di gioia negli occhi. Timida sì Eleonora. Ma solo dietro le quinte! Sul palco poi, avviene il miracolo, quello dell’esibizione che squarcia i freni inibitori affinchè il prodigio possa compiersi. Quell’esibirsi di vivi tra vivi che è il senso primigenio dello spettacolo e della messa in scena. Un umano fortemente umano al tempo dell’intelligenza artificiale in cui il corpo cadenza limiti e confini del proprio Io. Confini che sono inscindibili dalla carne. Nel fluire della vita che è… caducità! “La competizione in un corso tutto al femminile?” “Non so cosa sia”. Intanto che Eleonora ci fa dono del suo sogno, ballare il Don Chisciotte alla Scala, ci tiene a farci sapere che si porta con sè il ricordo speciale di un reparto straordinario dove tutti l’hanno fatta sentire a casa. Con umanità e professionalità. Dal responsabile, Liborio Miccichè, che gestisce malati e personale in modo eccellente, tanto che è difficile stabilire se è più umano o professionale, al medico che mi ha seguita personalmente, Luciano Verrone, grande esempio di medico, se tutti fossero come lui, non esisterebbero i malati. Agli infermieri e agli OSS, ognuno ha fatto sì che quella partita come una disavventura si trasformasse in una bella lezione di vita, nel racconto di una buona sanità che merita di essere elogiata. Il commento della brillante ballerina lo potete leggere direttamente sulla pagina social del nostro sito… noi lo abbiamo letto negli occhi di quella bella famiglia unita, da un passo di danza!

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