Mussomeli – Tanga, in Tanzania, si è festeggiato il ventesimo anniversario di Casa Rosetta, presieduta da Giorgio Di Cristoforo, l’ambizioso progetto di don Vincenzo Sorce, che, ad oggi, sostiene bambini e adolescenti disabili o sieropositivi e affetti da Hiv dalla nascita. Non solo, quindi, Caltanissetta e Mussomeli, che svolgono un servizio di fondamentale importanza sul territorio, ma una vera e propria missione, destinata alla “fine del mondo”, per dirla col compianto papa Francesco. Laddove il bisogno di cure e istruzione si somma a quello -forse- più necessario ma sicuramente più immediato e impellente, di sfamarsi. Non per niente, quell’oasi di benessere, nel deserto della vita, fu denominata, “Casa delle speranze”, proprio dal suo stesso fondatore, salvo poi volerla intitolare, egli stesso, all’eminente figura di monsignor Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale, che, a sua volta, tanto sostenne e incoraggiò l’iniziativa in Tanzania. Quasi a voler suggellare la presenza di Dio, in una terra che da Dio, invece, sembrerebbe dimenticata. Tanti e tanto grandi sono gli stenti e le necessità. Fosse pure per bere! Ma l’Africa chiama, si sa, di quel “male” volontario che sa di umano e soprannaturale allo stesso tempo. Chi vuole sentire. Una chiamata alla quale, infatti, Vincenzo, acquavivese, figlio di Pino e Giacinta Marchione -che la missione sperimentò per la prima volta a sedici anni, avendola già respirata in famiglia, da sempre, per via dell’esempio paterno- ha detto di sì per l’ennesima volta. Quasi a rinnovare una promessa d’amore e a consacrarne un’altra, proprio lì, in terra sacra e sconsacrata, assieme a Paulina, sua compagna polacca. A settembre i due giovani, affermati professionisti in Polonia, convoleranno all’altare in Sicilia, ma prima si sono voluti regalare questo privilegiato “viaggio di nozze anticipato”. Così si racconta Vincenzo, ancora inebriato dalla gioia della solidarietà che ha respirato durante le due settimane a Tanga, iniziate il 21 marzo, otto giorni prima della fine del Ramadan, lo ricordiamo, in zona, i musulmani sono numericamente superiori ai cattolici. Sabato 29 marzo è stato il giorno dei festeggiamenti. Sul posto, presente anche il grottese Pietro Cipolla, componente del Consiglio direttivo di Casa Rosetta che cura i rapporti con la Tanzania. A dare vita e continuità al progetto del suo fondatore che ad oggi sostiene qualcosa come settantacinque bambini e ragazzi, fra struttura e fuori. “Ma quel giorno erano più di duecento, con l’aria della festa, insieme ai loro compagni di scuola. Prima in parata, in t-shirt bianca identificativa, verso il centro, coi depliant’s per fare conoscere l’iniziativa, dove si è svolta la celebrazione all’insegna del divertimento, con musica, giochi e speaker che hanno movimentato la mattinata. Dal pomeriggio, invece, si è tenuta la cerimonia vera e propria, alla presenza del sindaco, del presidente regionale, dell’ambasciatore italiano che ha espresso grande soddisfazione per l’iniziativa. Contestualmente, nella cappella della città, già dedicata a padre Sorce, è stata affissa una targa commemorativa a testimonianza del fatto che il Bene non si dimentica. Che quel volto sia esortazione e monito, costantemente. Poi, la sera, a conclusione, discoteca allietata da un gruppo di ballo locale. Una giornata che, sembrava, non volesse avere fine”. Ancora il racconto di Vincenzo, Vins per amici e conoscenti, che ha condiviso questa grande emozione, non solo con i ragazzi e gli adulti del posto, ma anche con i suoi due compagni di viaggio, Paulina e Pietro. Nonostante il pensiero della difficoltà di potere garantire un futuro a questi ragazzi che, a diciotto anni, devono necessariamente lasciare la struttura, attualmente diretta da un pediatra del posto, allo scopo di sensibilizzare i nativi. Ma Casa Rosetta cerca di arrivare anche oltre quelli che sono i compiti strettamente previsti dal protocollo. E, per fare questo, il team si è adoperato per fare rete, non solo coinvolgendo le autorità locali per un supporto concreto nell’immediato, ma anche istruendo un collegamento con i ragazzi del “Leonardo Da Vinci”, di cui è dirigente la prof.ssa Alessandra Camerota, grazie alla collaborazione dell’associazione “Don Diego Di Vincenzo”, presieduta da Vincenzo Sorce, e di Giuseppe Carapezza, che il giorno precedente i festeggiamenti, hanno fatto sì che i ragazzi di Mussomeli si collegassero con Tanga per sensibilizzare quanti più giovani possibile alle problematiche dei coetanei che vivono in condizione di grande precarietà. Per questo, molti dipendenti dell’associazione, si autotassano e mensilmente versano un contributo a sostegno di chi, diversamente, sarebbe destinato alla strada e alla miseria irreversibile. Tentando di sopperire, in qualche modo, agli aiuti pubblici che sono molto esigui. Ma ovviamente non può bastare. Ecco perchè è necessaria la solidarietà di tutti. Di seguito il link per le donazioni: https:// givesendgo.com /GF5P4?utm source =sharelink&utm mdium = copy link&utm campaign=GF5P4 confidando nella generosità che ci appartiene.