Caltanissetta- Torna sul banco degli imputati, in appello, per difendersi dall’infamante accusa di avere abusato di una donna peraltro affetta da qualche disabilità.
Contestazione che in primo grado, con l’affermazione di colpevolezza, gli ha fatto piovere sul capo una condanna a quattro anni di carcere già al netto dello sconto di un terzo sulla pena per via della scelta del rito abbreviato. E in più, alla ragazza, è stato riconosciuto il diritto a un risarcimento.
Secondo la tesi accusatoria, che ha retto al primo vaglio del giudice, un ventinovenne avrebbe abusato di una ragazza ventiduenne appartandosi in una zona isolata di Gela. E lì, nel vuoto che ci sarebbe stato attorno, avrebbe approfittato della giovane, che sarebbe stata abusata.
Fin qui il teorema dell’accusa. Sì, perché la versione a discolpa fornita dall’imputato fin dal primo momento ha viaggiato su tutt’altro piano. Respingendo seccamente che si sia trattato di violenza sessuale quanto, piuttosto, di un incontro intimo con l’accondiscendenza della donna. Nessuno stupro.
Versioni diametralmente contro ma che, almeno nel primo grado del giudizio, hanno fatto pendere l’ago della bilancia dalla parte dell’accusa. Ora sarà la corte d’Appello di Caltanissetta a vagliare di nuovo la vicenda.