Mussomeli – Era stato l’alert lanciato dal braccialetto elettronico che gli era stato applicato al polso a fare scattare l’allarme. Perché si trovava sottoposto agli arresti domiciliari per estorsione. Così da mettere in moto i carabinieri per una verifica.
La sua assenza da casa , poi, lo ha ritrascinato nei guai. Sì, perché i militari lo hanno rintracciato mentre lavorava all’interno del suo fondo, nelle campagne di Riesi. Così da fare contestare a suo carico il reato di evasione.
Già perché a quel tempo – era il maggio di cinque anni fa – si trovava ai domiciliari su ordinanza emessa dal gip di Caltanissetta per estorsione. Successivamente ha subito la condanna a 5 anni e un mese di reclusione per un paio di reati di estorsione legati ad affaire con le balle di fieno.
Sull’onda di quella condanna ha trascorso poco meno di tre anni e mezzo agli arresti in casa. Poi i difensori del quarantacinquenne di Riesi, L.L., gli avvocati Carmelo Terranova e Giada Faraci hanno chiesto la revoca della misura ritenendo che non vi fosse né pericolo di fuga , né di reiterazione del reato. Ma il giudice prima e il tribunale del riesame dopo hanno rigettato.
Da qui, sempre da parte della difesa, la richiesta che al loro assistito potesse essere concessa la revoca dei domiciliari, sostituendo la misura con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di dimora a Riesi. E così è stato.
Ma ancor prima, quando ancora si trovava agli arresti in casa, gli era stato concesso il permesso di potersi recare al lavoro. Prima dal lunedì al venerdì e poi anche il sabato. E quel controllo che lo aveva poi cacciato nei guai, facendo scattare l’ipotesi di evasione, era avvenuto proprio di sabato.
Da qui la citazione in giudizio per evasione. Ma alla fine il giudice, accogliendo la tesi difensiva, lo ha ritenuto non punibile per la tenuità dei fatti.
