Caltanissetta – Il decreto che ne ha disposto il giudizio sarebbe nullo. Questo, insieme alla questione di competenza territoriale che spetterebbe a Roma, i temi posti sul tappeto dalla difesa di un commerciante accusato di avere approfittato dei bonus cultura per fare affari con studenti.
Vendendo loro merce diversa da quella che la stessa «18 App», predisposta a quel tempo dal governo Renzi, avrebbe previsto.
Così nei preliminari del procedimento a carico del titolare di uno store d’informatica e telefonia a Caltanissetta, Gaetano G. – assistito dall’avvocato Giuseppe Panepinto – finito in giudizio per l’ipotesi d’indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato.
E nei suoi confronti l’Avvocatura della Stato – assistita dall’avvocato Giuseppe Spina – è costituita parte civile. Così come nell’interesse della società in questione si è costituito l’avvocato Giuseppe Di Buono.
Secondo la tesi accusatoria il commerciante avrebbe venduto a studenti apparecchiature informatiche – tra smartphone, tablet e pc – incassando quei bonus che, invece, sarebbero stati destinati a finalità culturali come libri, abbonamenti a teatri, musei e cinema, oppure iscrizioni a corsi di lingue straniere e musica.
Questo quanto sarebbe emerso da un’indagine della fiamme gialle. E successivamente a carico dello stesso commerciante è scattato un sequestro di somme pari al venduto in cambio dei stessi voucher in questione.
I fatti in questione – secondo la tesi accusatoria – sarebbero racchiusi in un paio di anni a partire dal 2016.
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