Caltanissetta – Sconto di pena per avere fatto fuoco contro un rivale. È per questo che, in appello, è stato chiamato alla sbarra. Azione, quella consumata tre anni fa, che adesso gli è costato una condanna, ma con una riduzione rispetto al primo grado del giudizio. Sì, perché il presunto feritore, un ventinovenne gelese, J.P., adesso ha concordato la pena.
Così è sceso dagli otto anni e mezzo rimediati al termine del primo processo, ai cinque anni e otto mesi di adesso sentenziati dalla corte d’Appello di Caltanissetta, passando per l’intesa con la procura generale.
Su lui pendeva la pesante accusa di tentato omicidio. È l’imputazione che gli è stata contestata dalla procura per cui ne è uscito nei due passaggi in aula con l’affermazione di responsabilità.
Secondo gli inquirenti lui, tre anni addietro, avrebbe sparato contro un’auto mirando al conducente. Un agguato – com’è considerato dagli inquirenti – scattato in piena strada.
Il bersaglio di quell’attentato è stato colpito a una mano. Ma non si sarebbe presentato neanche in ospedale per farmi medicare.
Lui, il ferito, sarebbe stato il padre della sua compagna. E l’azione – secondo la tesi dei magistrati di Caltanissetta – sarebbe da inquadrare in un contesto mafioso. Anche se formalmente la contestazione, quella legata alla mafia, sarebbe poi stata annullata dal tribunale. Un episodio, secondo la tesi accusatoria, che potrebbe affondare le radici in contrasti tra fazioni opposte. Ma è solo una teoria. Mentre adesso l’accusato, peraltro, sarebbe stato riconosciuto da un testimone.
Lo stesso Parisi è stato in passato al centro di un’altra azione sostanzialmente analoga. Quando, impugnando una pistola, una calibro 7.65 secondo gli investigatori, avrebbe fatto fuoco contro l’ex compagno della sua donna. Dopo aver sparato sarebbe uscito di scena, mentre il ferito sarebbe arrivato al pronto soccorso per una ferita d’arma da fuoco alla gamba. A quel punto la polizia avrebbe ricostruito l’accaduto e in breve il sospetto feritore è stato intercettato e arrestato con la pesante accusa di