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Al VI Premio Internazionale “Arte senza Confini” di Amantea, selezionata anche l’artista mussomelese Maria Teresa Canalella

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Mussomeli – Si terrà ad Amantea, in provincia di Cosenza, dal 5 al 12 agosto 2024, la VI edizione del Premio Internazionale d’Arte Contemporanea, “Arte senza Confini”, presentata dallo storico e critico d’arte, Giorgio Gregorio Grasso.

Già un secondo appuntamento per la mussomelese Maria Teresa Canalella, insegnante di professione, artista per vocazione e per passione, che, per il secondo anno consecutivo, è stata selezionata fra le numerosissime richieste di partecipazione alla tanto ambita kermesse che si terrà all’interno della chiesa di San Bernardino da Siena, in quella terra di uomini di pensiero e di penna. La Calabria che, nel caso specifico, si rivela anche terra di pennelli e di talenti.

Tutti talentuosi, infatti, gli artisti che hanno superato la rigida selezione, provenienti da otto diverse regioni, dalle Marche al Veneto, dalla Lombardia alla Toscana, passando per il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la Calabria, appunto. Per quattro sezioni espositive, Pittura, Fotografia, Scultura e Ceramica, nell’ambito di un evento di caratura nazionale.

Per l’occasione, Maria Teresa Canalella, fiore all’occhiello della comunità mussomelese, per la pittura su ceramica, esporrà un’inedito che profuma di zagara e Bellezza… tutta al femminile, partorito dall’estro creativo e dalle mani esperte di un’artista, a sua volta, tutta al femminile, che, dell'”esprit de finesse” ne ha fatto, invero, il suo, “necessario”, stile di vita.

Dall’impasto, al tocco finale, non c’è fase del lungo e complesso processo artistico che non sia direttamente seguito e controllato da Maria Teresa. Metodica e pacata, quanto estrosa e pittoresca, la prof con la passione per i pennelli, sembra aver trovato la formula vincente per fare breccia, sempre. Dalla sua Terra ai territori di oltrestretto, non c’è esposizione dove si sia cimentata, in cui non abbia sortito un effetto più che positivo. E ci sta tutta, a fronte dell’impegno e della dedizione profusi, fra un ritaglio e l’altro dalla vita scolastica e familiare. Per non dire di quella sociale, non meno intensa delle altre due.

L’arte della ceramica, lo ricordiamo a beneficio dei più, non è cosa facile. Si utilizzano dei colori specifici, poichè essi prima della cottura appaiono di una tinta e dopo di un’altra. I toni e le sfumature “necessarie” all’artista per rappresentare il suo soggetto, sono “solamente” il frutto di anni e anni di esperienza maturata sul campo. Sulle tavolozze, piuttosto che sul supporto fittile, di tanti e tanti corsi specifici sull’argomento. Perchè, sempre volendo precisare, una cosa è la decorazione su ceramica, ben altra la pittura su ceramica. Rendere l’inarnato, ad esempio, è cosa che richiede grande abilità oltre all’esperienza. Perchè vero è che l’esperienza affina, perfeziona la tecnica, ma il “dono”, quello, o ce l’hai o non ce l’hai. E se non ce l’hai non te lo puoi inventare!

Arte “necessaria”. Arte che vale il soffio vitale, dal valore terapeutico che entra nella nostra galleria emotiva e si riflette, sic et simpliciter, sulla casa, sul nostro mondo e il modo di approcciarci agli altri. Arte che è vita, nella misura in cui provoca un cortocircuito sinestetico di sensazioni e percezioni che inonda la nostra quotidianità.

Chi, non ha provato, almeno una volta nella vita, quella strana sensazione di confusione mista a vertigini, tachicardia, crisi di pianto e… ? Lo ha fortemente sperimentato Stendhal, ahilui! all’uscita da Santa Croce, appena trentacinquenne, durante il suo viaggio a zonzo per l’Europa, mentre rischiava di cadere tale era il livello di emozione. Già… perchè la Bellezza è tutt’altro che rassicurante. La Bellezza trafigge.

E pensiamo che questo lo sappia bene, Maria Teresa mentre si appresta a delineare quei tratti e quelle forme che ognuno poi leggerà a proprio modo, eppure, in modo sempre diverso perchè questo è il mistero dell’arte, quella che rimane immortale nei secoli a futura ed imperitura memoria. Quell’equilibrio di forme, materiali e colori in cui l’artista, quasi vate, riesce a sublimare il caos del mondo e delle passioni, relegandolo nella sfera del Kalòs per eccellenza.

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