Vallelunga Pratameno – Ergastolo per due boss. Mentre cadono definitivamente altre due condanne. Questo il pronunciamento della Cassazione ridisegnando, in qualche modo, lo scenario di un delitto , catalogato dagli inquirenti come di mafia, risalente a trentasei anni e mezzo addietro. Quando è stato ucciso il barista gelese, Giuseppe Failla
Carcere a vita per il capomafia di Vallelunga, Giuseppe «Piddu» Madonia e per il boss di San Cataldo, Cataldo Terminio – assistiti dagli avvocati Flavio Sinatra ed Eliana Zecca – esattamente come al termine del primo e del secondo grado del giudizio.
Colpo di spugna, invece, alle condanne che erano state inflitte ad Angelo Palermo, all’epoca dei fatti indicato come a capo della famiglia di cosa nostra a Caltanissetta, che ha rimediato l’ergastolo in Assise e 21 anni in appello. Assolto pure il gelese Bruno Greco che s’era visto infliggere 30 anni in primo grado, poi scesi a 14 nel secondo passaggio in aula. Ora – assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Giuseppe Piazza e Sergio Iacona – ne sono usciti entrambi indenni.
Resta fermo il diritto a un risarcimento dei danni già riconosciuto ai familiari di Failla – assistiti dall’ avvocato Giovanni Bruscia – costituiti costituti parte civile.
Così s’è pronunciata la prima sezione della Suprema Corte chiudendo risolutivamente questo capitolo legato a un delitto che per ben oltre un trentennio è rimasto irrisolto. Solo nell’aprile del 2019 sono scattati due provvedimenti cautelari, a carico di Terminio e Greco. Poi il fronte s’è allargato con altri coinvolgimenti grazie, anche, alle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Tra loro l’ormai ex collaborante Leonardo Messina da anni uomo totalmente libero , Ciro Vara e Salvatore Ferraro.
L’agguato sarebbe scattato per vendetta. Secondo l’accusa Terminio avrebbe voluto rispondere all’uccisione del padre Nicolò , assassinato il 17 aprile del 1982 da un gruppo di “stiddari selvaggi” che sarebbero stati capeggiati – secondo lo spaccato tracciato dai pm – da Emanuele Cerruto e Loreto Plicato, a loro volta poi uccisi. E agli stiddari, Failla sarebbe stato vicino, almeno secondo il convincimento che per l’accusa avrebbe mosso Terminio.
Quanto al presunto ruolo degli altri, per quanto riguarda Madonia avrebbe fornito il benestare alla missione di morte nel suo ruolo di rappresentante provinciale di cosa nostra, mentre Palermo e Greco erano stati ritenuti, rispettivamente, autista del sicario e basista. Ma questa teoria, almeno per le ultime due posizioni, non ha più retto.