Campofranco – Lui, agli arresti domiciliari perché coinvolto in un’indagine di droga, infischiandosene del provvedimento restrittivo è uscito da casa.
E adesso il cinquantunenne di Campofranco, Fabio Giovenco – difeso dall’avvocato Ferdinando Milia – è finito in carcere.
Sono stati i carabinieri di Mussomeli a eseguire l’ordinanza di aggravamento della misura cautelare emessa dal tribunale di Caltanissetta su richiesta della direzione distrettuale antimafia nissena.
Giovenco, a fine maggio scorso, è stato tra i dieci coinvolti nel blitz dei carabinieri contro il clan Vaccaro di Campofranco. Tra gli arrestati di cinque mesi fa , infatti, v’è pure il sessantunenne Angelo «fungiddra» Schillaci, ritenuto il capo della famiglia di Cosa nostra a Campofranco e altri suoi presunti fedelissimi che sono stati tirati in ballo, a vario titolo, per associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, possesso di armi e spaccio di droga.
Fabio Giovenco, in particolare, in questa inchiesta è stato chiamato in causa per droga. Sì perché a lui sono stati ricondotti almeno quattro episodi di spaccio.
Al momento dell’operazione – era il 23 maggio scorso quando è scattato il blitz dei carabinieri di Mussomeli – il cinquantunenne campofranchese non è finito in carcere , ma è stato uno dei due indagati ai quali sono stati concessi i domiciliari con il braccialetto elettronico.
Ma adesso, come gli è stato contestato da carabinieri e magistrati della “dda” nissena, avrebbe violato la misura cautelare a suo carico. Da qui la richiesta di aggravamento del provvedimento che lo ha fatto finire in una cella del «Malaspina».