Caltanissetta – È per caporalato che sono finiti sotto accusa. E, adesso, cinque di loro sono stati condannati mentre un imprenditore è stato assolto. Così si è chiuso il processo con rito abbreviato a carico di sei dei coinvolti, nel settembre del 2022, in un’operazione della polizia contro lo sfruttamento della manodopera nelle campagne del Nisseno e dell’Agrigentino.
Uno degli imprenditori agricoli che avrebbe sfruttato i braccianti, il trentasettenne ravanusano Pietro Burgio, è stato condannato a otto mesi di reclusione e 2.400 euro di multa.
Giudicati colpevoli anche il trentanovenne marocchino Hassan Hadid che ha rimediato due anni e otto mesi di reclusione e 2.400 euro di multa perché ritenuto uno dei personaggi chiave del sistema ipotizzato dagli inquirenti. Con lui altri due marocchini, il quarantaquattrenne Hajjaj Khallati con un anno e otto mesi e 2.100 euro e il quarantanovenne Mohamed Fanidi con un anno e quattro mesi di carcere 1.800 euro. Stessa pena che è stata comminata pure al trentaseienne gambiano Mansa Barrow. Tutti – assistiti dagli avvocati Dino Milazzo, Salvatore Costanza, Rosa Maria Giannone e Marco Lo Monaco – sono stati giudicati con il rito abbreviato per associazione a delinquere finalizzata al reclutamento di manodopera straniera da sfruttare e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Assolto, di contro, per «non avere commesso il fatto» l’imprenditore agricolo canicattinese, Gaspare Lo Vullo – assistito dall’avvocato Carmelo Fonte – per il quale l’accusa ha chiesto la condanna a tre anni e mezzo. A suo carico, per due volte la procura ha chiesto che venisse applicata la custodia cautelare in carcere. Ma tanto il gip, quanto la corte d’Appello di Caltanissetta e la Cassazione hanno rigettato le richieste dei pm.
Lo sfruttamento nelle campagna tra Caltanissetta, Delia, Canicattì, Naro e Campobello di Licata sarebbe racchiuso nell’arco temporale che va da maggio 2020 a settembre di due anni dopo.