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Carnevale a Mussomeli, la delusione dei ragazzi per i troppi che disertano

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Mussomeli – Il carnevale ha preso forma anche nel piccolo paese manfredonico. Quest’anno, a causa di tanti transfughi che hanno deciso che i coriandoli dei vicini sono più colorati,  è stata palpabile la delusione di chi si è impegnato in prima persona. Mussomeli  che negli ultimi tempi si è distinto, sulla scena internazionale, per avere “importato” un notevole numero di cittadini provenienti da altri Paesi, a fronte dei suoi tanti “figli”, a loro volta, “espatriati”, per necessità più che per diletto. Legge del compenso, dei contrappesi, del contrappasso… Un paese in cui i giovani che si sono avvalsi del diritto a restare, legittimo di pari grado a quello di andare, ogni giorno si trovano costretti a fare i conti con la monotonia dei piccoli paesi e con l’incertezza del futuro. Ma ci hanno provato questi ragazzi!  Hanno provato a vivacizzare quelli che, per definizione, sono i giorni più folli dell’anno. E soprattutto ci hanno provato… a condividere. E’ proprio nella mente, prima ancora che nelle mani, di questi ragazzi ha preso forma l’idea del carnevale. Ci sono volute settimane, forse più di qualche mese, ma alla fine, questi giovani, che hanno dato vita e sfogo al loro lato sano, finalmente l’hanno spuntata. Giorni in fibrillazione gli ultimi, “forse non ce la facciamo”… l’imprevisto improvviso e tutto un trepidare che al momento in cui tutto, invece, è a posto e funzionante è pura gioia. Si sono riuniti tutte le sere, i sabato e le domeniche di mesi freddi, hanno affittato dei locali, hanno messo a disposizione energie, conoscenze e competenze per regalare al loro paese uno sprazzo di allegria e civiltà. Nelle strade e nelle piazze non sempre al chiuso dei locali. Gli stessi giovani che sovente accusiamo di passare il tempo davanti a uno smartphone o ancora peggio a bere e fumare, hanno dimostrato che ci sanno fare. Ci hanno messo la faccia, hanno avuto il sostegno degli esercenti locali che non sempre e non tutti se la passano bene. L’amministrazione ha fatto il resto. E, in diverse cabine di regìa, sono stati partoriti tre carri. Allegorici. Che da sabato 1 marzo hanno sfilato per le vie del paese sostenuti a malapena dal loro stesso entusiasmo. Ragazzi che ad oggi hanno dimostrato anche il coraggio di uscire sui social con delle parole chiare come chiari e intransigenti si è a quest’età. “Mortificazione e delusione” scrivono i protagonisti di questa triste scena carnascialesca, pedine comunque vincenti di questo paese, esterofilo fino al midollo. Un paese amorevole e accogliente coi forestieri e denigrante verso i propri compaesani. “Dopo due mesi di lavoro, soldi e sacrifici, vedere appena cinquanta persone sotto due carri fatti interamente da ragazzi, fa male”. Da questi ragazzi oggi apprendiamo una lezione di impegno e civiltà. Questi ragazzi forse oggi non lo sanno ma hanno già vinto! Contro chi ti dice “ma cu tu fa ffari”. La colpa, dicono, è dell’invidia ma paradossalmente sempre quella degli altri. Nel paese di nessuno in cui l’iniziativa all’esodo assume la proporzione e le sembianze dei pulmann, perchè la carovana ha il sapore tutto consolatorio del gregge. Un paese in cui il prezzo del fare è decisamente più alto di quello del non fare. Come dei figli di nessuno, solerti, ad ingrossare le file di qualche paesello vicino… visite che, per carità!, non vengono mai ricambiate. E se è vero come è vero che la maschera svela la propria identità più nascosta, Mussomeli in appena due sere la maschera se l’è messa da solo e farebbe bene a tenerla perchè quello che c’è sotto non fa ben sperare. Il carnevale, si sa, ha tanti significati, reconditi e allusivi, forse si dovrebbe confidare nel comune denominatore dell’orgia nella propiziazione e nel rinnovamento della fecondità, attraverso l’esorcismo della morte che potrebbe preludere a nuova vita… magari… non sia mai… ma “c’è ancora domani”… !

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