Serradifalco – Cade l’ipotesi associativa per l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante. Così come per altri due imputati. Il colpo di spugna è arrivato dalla Cassazione che ha ritenuto che «il fatto non sussiste». E così dovrà celebrarsi un appello “bis” per rideterminare la pena che, nel secondo passaggio in aula, era stata di 8 anni di carcere – a fronte dei quattordici in primo grado – perché ritenuto responsabile di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, oltre che accesso abusivo al sistema informatico.
Dichiarate prescritte, invece, le accuse di rivelazione di segreto d’ufficio e l’accesso abusivo a sistema informatico ma, per quest’ultima contestazione, sono fino al giugno 2014.
Gli «ermellini» hanno rimesso tutto in discussione, ma per quanto concerne l’accesso abusivo dopo il 2014 e la corruzione, è stata dichiarata «irrevocabile la responsabilità penale». Per lui la procura generale aveva chiesto la conferma del verdetto emesso nel luglio di due anni fa dalla corte d’Appello di Caltanissetta presieduta da Andreina Occhipinti , consiglieri Giovambattista Tona e Alessandra Giunta.
E con il verdetto emesso dalla sesta sezione penale della Cassazione, presieduta dal giudice Giorgio Fidelbo, l’ex delegato per la legalità di Confindustria (assistito dall’avvocato Giuseppe Panepinto), che ha già scontato diciotto mesi in regime di custodia cautelare da quando il 14 maggio del 2018 è stato arrestato , dovrebbe rimane in libertà.
Montante, secondo la tesi accusatoria, grazie a una fitta rete di compiacenze nel mondo politico, istituzionale ed economico , quello che gli inquirenti hanno indicato come cerchio magico, avrebbe messo in piedi una imponentissima macchina di dossieraggio. Sullo sfondo un accordo corruttivo su cui la corte d’Appello nissena aveva posto l’accento tra le pieghe delle motivazioni della sentenza. Una figura strategica, per i giudici, in grado di condizionare la politica e le istituzioni. E i coinvolgimenti nelle inchieste che hanno tratto linfa dall’indagine «madre», sembrano tracciare eloquentemente l’alto livello d’implicazione.
Uno scenario, assai complesso ma adesso fortemente snellito dal punto di vista processuale con la sentenza della Suprema Corte, che passerà , per questa tranche dell’inchiesta, da un quarto processo.