Caltanissetta – Chiede del tabacco a un agente penitenziario e al suo «no», impugnando un bastone di legno, lo colpisce violentemente al volto sfregiandogli pure l’occhio.
È l’ennesimo episodio di violenza gratuita in un carcere. In questo caso all’interno del minore «Malaspina» di Palermo. A denunciarlo è stato il sindacato autonomo polizia penitenziaria.
Secondo la ricostruzione dell’accaduto a sera, durante le operazioni di chiusura dei custodia nelle celle , un minore di nazionalità araba si sarebbe rifiutato di entrare perché pretendeva tabacco e di voler essere trasferito in altro istituto. È iniziata una paziente opera di mediazione e dopo un’ora è stato convinto a ritirarsi.
Ma poco dopo lo stesso detenuto ha chiesto ancora al poliziotto del tabacco e, nel momento in cui s’è sentito rispondere che non ve n’era, lo ha colpito all’occhio con un bastone così da rendere necessaria la cura in ospedale.
«Questa ennesima aggressione dimostra, ancora una volta, come le condizioni lavorative all’interno dell’istituto siano diventate insostenibili», ha rimarcato il segretario generale del Sappe, Donato Capece.
Da qui, da parte dello stesso rappresentante sindacale, la richiesta «di un intervento urgente risolutivo da parte del dipartimento della giustizia minore e del ministero della Giustizia… serve personale, servono garanzie e servono tutele… non è più accettabile che gli agenti siano lasciati soli a fronteggiare rischi crescenti, senza supporto né riconoscimento».
Lo stesso Capece ha sottolineato che «il Sappe denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto, nel passato, che allargare a dismisura le maglie del trattamento a scapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria… sono decenni che chiedono l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario».
Il segretario sindacale ha poi concluso che «la polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. Quel che servono sono fatti concreti».