Campofranco – Chiesto il processo per il sindaco di Campofranco, il suo predecessore e il capo dell’ufficio tecnico, finiti sotto indagine sull’onda di un crollo di calcinacci in una scuola. Su loro pende una richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura.
A rischiarlo l’attuale sindaco, il sessantacinquenne Rosario Nuara, il sessantaduenne Rosario Pitanza che lo ha preceduto alla guida dell’amministrazione comunale campofranchese rivestendo questo ruolo fino al giugno di due anni fa e il dirigente dell’area tecnica del comune, il sessantacinquenne Salvatore Di Giuseppe (assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Claudio Testa, Damiano Manta e Alfredo Saia).
Omissione e rifiuto di atti d’ufficio e rovina di edificio sono le contestazioni mosse dalla procura a loro carico.
La prima ipotesi – per l’accusa – perché non avrebbero provveduto tempestivamente all’esecuzione dei lavori per eliminare le infiltrazioni piovane. La seconda perché, nonostante il pericolo di crollo – sempre per la procura – non avrebbero chiuso la scuola ponendo rimedio a quelle infiltrazioni, così come non avrebbero provveduto al ripristino di solai e altre strutture danneggiate, non effettuando, peraltro, gli interventi che sarebbero stati indicati in una relazione tecnica di vulnerabilità del novembre 2020, disposta dallo stesso comune per valutare il rischio sismico.
La vicenda, infatti, è legata ai danni riportati dalla scuola «Luigi Pirandello» di via Piave, perché copiose infiltrazioni di acqua – secondo gli inquirenti già dal 2019 – avrebbero messo a rischio la staticità della struttura. Fino ad arrivare al 22 giugno del 2022 quando è avvenuto il crollo di alcuni calcinacci. E, nell’immediato, tutto l’istituto, pochi giorni dopo l’elezione di Nuara a sindaco , è stato inibito all’utilizzo. Nel settembre successivo è stata riaperta una sola parte al primo piano, dopo averla messa in sicurezza.
In quello stesso periodo la procura ha disposto una consulenza tecnica i cui esiti hanno poi fatto scattare anche il sequestro dell’intero immobile.
E adesso, su istanza della difesa, il giudice ha ritenuto che quel sequestro non doveva essere disposto.
Sì, perché a quel tempo, subito dopo essere scattati i “sigilli” al plesso, l’amministrazione comunale guidata da Rosario Nuara avrebbe provveduto alla ristrutturazione dell’immobile così da rimetterlo a norma. E nel settembre dello scorso anno, undici mesi dopo la chiusura, il comune ha ottenuto il dissequestro dello stabile di via Piave.
Ora, la nullità di quel precedente decreto di sequestro, perché non sarebbe stato operato in contraddittorio con le parti dando loro la possibilità di nominare propri consulenti, farebbe venir meno questo elemento di accusa per aver leso il diritto di difesa.