Caltanissetta – L’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, sarà processato per diffamazione ai danni dell’imprenditore Pietro Di Vincenzo, già presidente di Assindustria nissena-
Èstato il gip di Milano, Tommaso Perna, a disporne il rinvio a giudizio. La procura milanese, nel luglio del 2017, aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine.
Ma l’avvocato Mirko La Martina che assiste Di Vincenzo si è opposto a quella istanza della procura e il gip, alla fine , ha disposto l’imputazione coatta dello stesso Crocetta che sarà processato dalla settima sezione penale del tribunale del capoluogo lombardo a partire dal 23 aprile prossimo.
La diffamazione si sarebbe consumata attraverso le pagine di un libro scritto dallo stesso ex presidente della Regione, «E io non ci sto. Dalla Sicilia che vorrei all’Italia che verrà». E, secondo i contenuti della richiesta di rinvio a giudizio avanzata ora dalla procura milanese sui opposizione all’archiviazione da parte dell’avvocato La Martina, avrebbe offeso la reputazione di Di Vincenzo nel passaggio in cui lo stesso autore avrebbe affermato che «Nel luglio del 2003, quando ero sindaco da pochi mesi, ricevetti la telefonata di un operaio a me vicino del dissalatore di Gela, che mi chiese come mail ‘ingegnere di Caltanissetta – Di Vincenzo, appunto – che aveva perso la gara bandita per la gestione dell’impianto, stesse ugualmente assumendo l’incarico. Mi bastarono pochi accertamenti e un breve giro di telefonate per scoprire che, in effetti, aveva ragione: la società che aveva perso la gara aveva nel frattempo acquistato il ramo d’azienda della società vincitrice. Un meccanismo perverso che, a mio modo di vedere, potrei considerare ai limiti della turbativa d’asta. Non riuscivo a comprendere (e non ci arriverei neanche oggi) come mai una ditta che ha partecipato a un bando di gara, che se l’è aggiudicato e che, quindi, ha la possibilità di mettersi all’opera, dovrebbe vendere a una della società che fino a poco prima erano sue concorrenti. Evidentemente però il mio ragionamento non teneva conto di altri fattori che si insinuano nei meccanismi delle attività imprenditoriali: il ricatto, la violenza, il malaffare.»