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Dimensionamento, salari bassi e sovraccarico di lavoro del personale, la scuola scende in piazza

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Caltanissetta – La scuola scende in piazza. Per dire no a dimensionamento scolastico, salari troppo bassi, sovraccarico di lavoro del personale Ata, precarietà, dispersione scolastica, povertà educativa e spopolamento delle aree interne.

Questi i temi posti sul tappeto dalla Flc Cgil nazionale che per giovedì 31 ottobre ha indetto uno sciopero per tutto il personale del comparto «Istruzione e Ricerca». E in Sicilia è stata programmata una grande manifestazione davanti la prefettura di Palermo, dalle 9 alle 13.

«Stiamo assistendo ad una drastica riduzione del numero delle autonomie scolastiche… solo negli ultimi tre anni la Sicilia ne perde un centinaio. Questo comporta un taglio del personale e un aumentare del carico di lavoro che si ripercuote sull’organizzazione dei servizi scolastici”, è l’analisi di Adriano Rizza.

Ma non è tutto. Perché secondo lo steso segretario sindacale «c’è poi una questione salariale mai risolta… siamo nella fase del rinnovo del contratto collettivo nazionale e ci viene proposto un aumento imbarazzante del 5,78 per cento rispetto ad un’inflazione che viaggia intorno al 18 per cento… vuol dire perdere 3.500 euro circa all’anno di potere d’acquisto. Va ricordato a tal proposito che il salario del comparto scuola è al di sotto non solo della media europea, ma anche degli altri settori del pubblico impiego, sebbene nella scuola registriamo il più alto numero di lavoratori laureati».

Altro tema posto sul tappeto è «la piaga del precariato che condanna decine di migliaia di lavoratori all’incertezza e per il quale chiediamo un piano straordinario di assunzioni su tutti i posti liberi e soprattutto pari diritti tra personale di ruolo e precari… realtà aggravata in Sicilia – ha aggiunto – da un contesto segnato da una percentuale altissima di dispersione scolastica e povertà educativa, caratterizzata, come dichiarato qualche giorno fa dal direttore della Svimez Luca Bianchi, dallo spopolamento che ha causato negli ultimi 20 anni la fuga di ben 300 mila persone, di cui 200 mila sotto i 35 anni».

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