Home Cronaca Droga e ricettazione, la procura: «Alcuni capi già prescritti per 8 imputati»

Droga e ricettazione, la procura: «Alcuni capi già prescritti per 8 imputati»

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Caltanissetta – È stata la stessa procura a chiede che per otto imputati alcune contestazioni sono ormai prescritte. Perché è trascorso troppo tempo dai fatti in questione.

Sentenza che la procura ha chiesto, per tre capi d’accusa nei confronti dei nisseni Andrea Scarantino, 45 anni, Antonio Santoro di  46, Carmela Messina, 71 anni, Orazio Arcidiacono, 50 anni, Michele Giarratana, 45 anni, Davide Campo, 35 anni, Michelangelo Botta di 41 e Rosario Felice Gagliano di 66 anni, accusati a vario titolo di spaccio di  droga e ricettazione.

Sono sotto accusa insieme a  loro,  Alfonso Ippolito di 38 anni,  Angelo Ferrigno di 44,  Antonio Intelisano, 70 anni,  Calogero Giarratana di 56 anni,  Carlo Salvatore Sanfilippo, 40 anni,   Cataldo Massimo Pinto,  51 anni,  Filippo Piccuto di 47,  Giorgio Camarda, 42 anni Giorgio Pio Lo Magno, 39 anni,  Giovanni Cordaro di 47,  Giuseppe Lo Re di 40,  Ivan Zebb Matera di 40,  Joseph Massimo D’Alberti, 40 anni,  Luigi Matera, 48 anni,  Michele Daniele Giambri di 45 Paolo Greco, 48 anni,  Salvatore Falzone, 56 anni, Salvatore Sardo di 33 anni,   Santo Giammara di 52 anni  – difesi dagli avvocati Ernesto Brivido, Danilo Tipo, Raffaele e Riccardo Palermo,Dino Milazzo, Sergio Iacona, Walter Tesauro, Davide Schillaci, Michele Ambra , Boris Pastorello, Andrea Di Carlo, Gioacchino Comparato, Calogero Buscarino, Giuseppe Mancuso, Claudio Grassi, Giacomo Luca Pellitteri e Damiano Puleo – sotto processo per rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, sempre il reato associativo a delinquere ma legato al traffico di cocaina, singoli episodi di spaccio di droga e ricettazione.

Parte civile nel procedimento è costituita una pensionata allora sessantaseienne (assistita dall’avvocato Giovanni Maggio) perché con suoi documenti sarebbe stata acquistata una potente auto.

E la truffa ai suoi danni si sarebbe consumata grazie a una operatrice che lavorava nella stessa casa di riposo in cui alloggiava la donna.

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