Caltanissetta – Che una nuova indagine aleggiasse sull’ex presidente del tribunale di prevenzione di Palermo, Silvana Saguto, era nell’aria.
In questo caso l’ex magistrato palermitano, che nei giorni scorsi è stata condannata a Caltanissetta in appello a otto anni e dieci mesi per corruzione e abuso d’ufficio, è legata a un sequestro di beni da lei operato e la successiva gestione. Tutto finito sotto la lente della procura di Caltanissetta.
Tutti aspetti che, secondo l’originaria tesi investigativa, sarebbero stati “annacquati”. Anche se la procura di Caltanissetta, in realtà, per questa vicenda aveva chiesto l’archiviazione.
È quella che riguarda le gestione dei beni di imprenditori del palermitano, i Virga di Marineo in particolare. Ma il gip di Caltanissetta, Gigi Omar Modica, piuttosto che accogliere le proposte dei pubblici ministeri, ha condiviso le motivazioni alla base dell’opposizione presentata dagli stessi Virga attraverso il loro legale, l’avvocato Luca Inzerillo.
Sul piatto il sequestro di parecchie aziende agli stessi imprenditori il cui valore – secondo la tesi delle parti lese- sarebbe stato gonfiato. Sarebbe al di sotto del milione e seicentomila euro stimato dal giudice che, peraltro, ne avrebbe disposto il sequestro senza neanche riunire il resto del Collegio.
Altro aspetto al centro dei chiarimenti investigativi è quello legato al presunto incarico che sarebbe stato offerto al marito della stessa Saguto – anch’egli condannato nei giorni scorsi in appello a Caltanissetta – anche se ufficialmente il suo nome non avrebbe dovuto figurare. Ufficialmente non avrebbe dovuto avere alcun legame diretto con l’amministratore giudiziario il cui nome, peraltro – secondo quanto emergerebbe ora dagli atti – sarebbe stato caldeggiato da un ufficiale della Dia già al centro dell’inchiesta “madre” e pure lui condannato meno di una settimana fa a due anni e otto mesi. Quell’amministratore sarebbe poi stato destituito
Un nuovo troncone d’indagine che guarderebbe sempre al cosiddetto “cerchio magico” della Saguto sulla quale, adesso, sembrerebbe piovere una nuova tegola giudiziaria