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Fu ucciso a colpi di pistola, già assolto sospetto mandante torna alla sbarra

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Caltanissetta – Nuovo processo per il sospetto mandante di un delitto consumato in Piemonte. Ma tanto la vittima, quanto l’imputato, sono di Gela.

Alla sbarra v’è il costruttore cinquantaquattrenne gelese Giuseppe Cauchi, considerato la “,mente” della missione di morte che ha avuto per obiettivo Matteo Mendola, anch’egli gelese e imprenditore del settore edile, trentaduenne al momento della sua uccisione.

Le accuse a carico dell’imputato nel primo passaggio in aula non hanno retto. Tant’è che alla fine del dibattimento ne è uscito con verdetto assolutorio. Che, però, è stato successivamente impugnato dalla procura che non ha digerito l’esito.

L’omicidio è stato messo a segno nell’aprile di cinque anni addietro nel Novarese, a Pombia in particolare. Il movente si sarebbe celato dietro motivi legati a interessi.

Dal canto proprio l’imputato fin dal primo momento ha negato il suo coinvolgimento, partendo dalla mancanza di un movente.

Ma il suo nome è finito al centro del dossier dei magistrati perché uno dei due presunti sicari – entrambi sono stati già condannati definitivamente a trent’anni di carcere – in un primo momento lo avrebbe tirato in ballo per poi tornare sui suoi passi.

E alla fine la corte d’Assise ha assolto il sospetto mandante di quel delitto consumato a colpi di pistola per poi, la vittima, essere finita con una vecchia batteria d’auto che gli ha fracassato il capo. In queste condizioni il suo corpo è stato trovato in un bosco dai carabinieri.

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