Caltanissetta – È per omicidio colposo che i familiari hanno presentato una denuncia. Contro ignoti, ma indirizzandola in tal senso e non per istigazione al suicidio.
Così nell’indagine per la morte in cella di un ragazzo. È il ventottenne nisseno, Damiano Cosimo Lombardo, che una sera di ottobre dello scorso anno ha deciso di chiudere per sempre il suo conto con la vita mentre si trovava in cella. Lì, al «Malaspina» stava finendo di scontare una condanna per tentato omicidio che gli era stata inflitta per una lite tra giovani poi sfociata in un accoltellamento.
Il ragazzo, per via della carcerazione, avrebbe fortemente sofferto psicologicamente. E i genitori – assistiti dagli avvocati Davide Schillaci e Manuela Micale – fin dal primo momento hanno lamentato la totale assenza di adeguata assistenza al figlio durante il periodo detentivo. Nonostante i numerosi appelli, gli sarebbero stati somministrati solo farmaci ma senza mai concedergli il trasferimento in una comunità di recupero perché potesse essere seguito almeno da uno psicologo.
E, prima di riuscire nel suo proposito, il ragazzo per tre volte aveva già tentato di farla finita finendo sia in ospedale che in isolamento. Ma non sarebbe bastato a innalzare il livello d’allerta attorno a lui. Alla fine ha compiuto l’estremo gesto pochi giorni prima di un’udienza fissata in tribunale per discutere del suo eventuale trasferimento in una comunità di recupero.
Adesso si attendono gli esiti dell’esame autoptico eseguito dal medico legale Maria Francesca Berlich e altri accertamenti a cura dello psichiatra Antonino Petralia, sempre su incarico della procura nissena.