Mussomeli – Da Trapani a Mussomeli per un intervento chirurgico articolare. La storia, detta così, potrebbe avere già dell’inverosimile, in un Paese in cui coesistono, quasi indisturbate, due Italie che, dalla capitale, si diramano, in direzioni diametralmente opposte -non solo geograficamente parlando!- verso Nord e verso Sud. Figurarsi poi, in Sicilia, dalle coste verso il centro dell’Isola, dove le vie di fuga più prossime sono quelle che virano inevitabilmente oltrestretto. E, tanto più, la cosa appare strana, se, a scegliere il nosocomio di un piccolo paese di periferia, a cui affidare nientemeno che le proprie caviglie, è “una giovanissima studentessa universitaria di Trapani, senza alcuna conoscenza diretta sul territorio, che, della sua passione -la danza classica- intende farne una professione”. Con i migliori auspici, ci auguriamo, da una parte, e dall’altra! Il movente di così tanto inconsueto… la volontà di “porre rimedio ad un problema cronico articolare, ritenuto, a dir suo, invalidante per il percorso artistico – professionale che la diretta interessata intende portare avanti, al massimo delle sue possibilità. L’inverosimile di cui sopra, a questo punto arrivati, potrebbe rasentare quasi il surreale, se non fosse che l’UOC di Ortopedia e Traumatologia del PO Maria Immacolata Longo, attualmente diretta da Liborio Miccichè, responsabile f.f., già lo scorso anno, ha guadagnato il riconoscimento di “struttura d’eccellenza” -sulla base di una classifica edita da “Repubblica, realizzata in collaborazione con l’Istituto Tedesco Qualità e Finanza- e che, ad oggi, può vantare anche il privilegio di essere uno dei pochi centri dell’isola in cui si esegue l’artroscopia della caviglia. E, va da sè, che, se per ogni comune mortale, al netto di velleità estetiche, quella che un sondaggio rivela essere, a buon diritto, “la vera arma seduttiva delle donne”- è fondamentale perno della locomozione e dell’equilibrio, la caviglia, per una aspirante ballerina di successo, è un vero e proprio ferro del mestiere. Soggetto ad usura proprio come ogni strumento di lavoro. Ecco perchè, ci piace pensare che, referenze a parte, la possibilità di potere usufruire, a casa propria, di una tecnica chirurgica minimamente invasiva che permette di lavorare direttamente all’interno dell’articolazione senza il bisogno di aprirla, sicuramente ha fatto la differenza, in questo caso. Ovviamente la competenza del team, l’equipe di reaparto, ha fatto il resto. Tant’è che in appena un giorno di degenza si è rimesso a posto un piede che di strada da fare ne avrà… perdipiù in punta di piedi!
Home Cronaca Giovanissima studentessa di danza classica di Trapani sceglie l’ospedale di Mussomeli per...