Mussomeli – “Grazie a Dio!”. L’esclamazione di gratitudine di padre Salvatore Tuzzeo all’indomani della ricorrenza del suo sessantesimo anno di sacerdozio. “Con tutte le difficoltà, i contrariamenti, le sofferenze, che pure ci sono stati, ringrazio Dio che mi ha messo lì”. Ancora visibilmente emozionato per la grande festa tenutasi ieri, lunedì 30 giugno, a Cristo Re, parrocchia da lui fondata, padre Tuzzeo -ottantasei anni e una prontezza di spirito davvero rara- rivive il giorno dopo con tutta l’emozione che si connota ai grandi momenti. Momenti di forte emozione per gli impegni presi e mantenuti, “perchè li ho mantenuti” -ci tiene a sottolineare- il prete di Cristo Re, “ma anche e soprattutto per la grande partecipazione della gente. Che mi ha commosso. Non poco!” Padre Tuzzeo, in quel quartiere di nuova generazione, agli albori dei favolosi anni Ottanta, mise sù e crebbe, “nel bene e nel male”, una generazione, quella degli attuali cinquantenni, che di farsi la prima comunione, o la cresima, senza frequentare messa e catechismo, se lo potevano sognare! Un prete d’altri tempi, potremmo dire oggi, a ragion veduta, che ieri è stato celebrato con grande affetto, non solo da preti e diaconi di Mussomeli, compreso il suo successore, padre Liborio Franzù, ma persino dal vescovo Mario Russotto. Con cui ha concelebrato. “E certo!” risponde perentorio alla domanda “padre Tuzze’, ma lei ha celebrato pure?”. Ne ha combattute di battaglie per una chiesa degna di quel nome in quel quartiere della zona Nord, di mille promesse e poche risorse. Passerà alla storia anche per quella sua abitudine, tutta personale, di appendere all’ingresso del capannone adibito a chiesa le cambiali da pagare per mettere in piedi quella nuova realtà che nasceva povera ma che si alimentava dell’entusiasmo dei più. E, proprio in quel capannone, o a ridosso dello stesso, si sono consumati tanti falò nelle notti di Pasqua, all’ombra del primo plenilunio di primavera, e tante novene di Natale, cantate a squarciagola dai bambini del posto in dialetto. Chè allora era quasi tabù. Registrava le presenze con i fori della macchinetta su una scheda, padre Tuzzeo. Poi qualche furbo si attrezzava intramoenia, forte dell’attrezzo reperito nell’ufficio paterno. Presenze che valevano il panettone a Natale. Perlopiù con i canditi. Ed era festa con poco. La nuova chiesa, quella vera, verrà inaugurata il 23 settembre del 1993. Sono passati ben quattordici anni da quando, quarantenne, padre Tuzzeo aveva fatto il suo ingresso a Mussomeli, accolto con tutti gli onori del caso. E quel capannone che rimane lo scrigno dei ricordi di tanti bambini e ragazzi, che in parrocchia si avvicinavano ai sacramenti, ma anche alla vita sociale, oggi è un bellissimo centro polivalente che gode di un’architettura contemporanea. All’avanguardia. Del resto padre Tuzzeo sarà ricordato anche per la sua capacità di guardare oltre. Rimane a futura memoria quella (in)felice battuta ad un pubblico ufficiale che, avendolo fermato in abbigliamento vacanziero, non credeva che fosse prete. E, con la prontezza di spirito di cui prima, il prete rispose “ma perchè, lei, a mare, ci va in divisa?”. Ecco, questo era ed è padre Tuzzeo, il parroco di Cristo Re che ha costruito una chiesa, un’area gioco per il ritrovo dei bambini, ad oggi, frequentatissima, un prete che ha vissuto e continua a vivere fra le “divine e le umane cose”, consapevole che il suo spirito è rivolto al Soprannaturale.