Campofranco – «Non ho niente a che vedere con quell’omicidio». È stato il boss di Campofranco, Domenico «Mimì» Vaccaro a sostenerlo, tirandosi totalmente fuori dalla sanguinosa storia.
Lui che insieme al capomafia di Vallelunga, Giuseppe «Piddu» Madonia, infatti, è alla sbarra per il delitto del niscemese Vincenzo Vacirca, assassinato dai killer l’8 novembre del 1983.
Ucciso per una vendetta trasversale perché il vero obiettivo sarebbe stato il fratello Giuseppe che, però, a quel tempo s’è reso irreperibile non solo per la giustizia, ma anche alla stessa mafia. Lo hanno ucciso sette anni dopo.
«A quel tempo mio padre era gravemente malato e lo accudivo ogni giorno senza muovermi da qui», ha aggiunto Vaccaro deponendo per videoconferenza al cospetto della corte d’Assise di Caltanissetta.
Sì perché lui è accusato di essere stato uno dei due killer entrati in azione per freddare la vittima, mente Madonia sarebbe stata la regia di quell’agguato. Questo, almeno è il ruolo che gli inquirenti ha legato ai due – assistiti dagli avvocati Antonio Impellizzeri e Flavio Sinatra – chiamati a rispondere di omicidio.
«Non ho mai conosciuto Bernardo Provenzano», ha aggiunto il boss di Campofranco riferendosi all’ex numero uno di Cosa nostra.
Quanto alla sua appartenenza alla mafia – su espressa domanda dell’accusa – ha risposto che «ogni dichiarazione d’innocenza non vale nulla rispetto alle sentenze definitive di condanna a mio carico per associazione mafiosa».
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