Lercara Friddi – Quel ponte non doveva aprirsi. Doveva ancora restare chiuso al transito. E, adesso, per il crollo, la procura ha chiesto tre condanne.
Proposte di pena legate al crollo del viadotto «Scorciavacche», lungo la strada a scorrimento veloce Palermo-Agrigento, che adesso pendono sull’ex presidente dell’Anas, Pietro Ciucci che rischia quattro anni di carcere, il funzionario Michele Vigna con una richiesta di tre anni e mezzo e il suo collega, Pietro Ciucci con tre anni.
Queste le richieste che il pubblico ministero Giovanni Antoci ha girato al tribunale di Palermo che sta processando i tre chiamati a rispondere, a vario titolo, d’induzione a dare o promettere utilità e attentato alla sicurezza dei trasporti, ipotesi, quest’ultima, che pende sul solo Vigna che ha rinunciato alla prescrizione maturata nei mesi scorsi.
Secondo l’accusa non vi sarebbero state le condizioni per l’apertura al transito veicolare di quel ponte, che non era stato neanche collaudato. Non v’era nemmeno la nomina di una commissione.
L’apertura, in tempi celeri, sarebbe stata dettata solo da questioni di “vetrina”, in favore dello stesso allora presidente, che oggi riveste il ruolo di amministratore delegato della società che dovrà realizzare il ponte sullo stretto di Messina.
E il 30 dicembre di dieci anni fa esatti, un tratto di quel ponte è venuto giù. Confermando la teoria che non poteva essere considerato idoneo.
Dalla vicenda giudiziaria – segnata da lungaggini per questioni di competenza territoriali poi stabilite dalla Suprema Corte – sono già usciti altri nomi, tra dirigenti della stessa società e impresa dei lavori. Nove in tutto, ossia Maria Coppola, Salvatore Giuseppe Tonti, Claudio Bucci per la società e, ancora, Nicolò Trovato, Fulvio Giovannini, Giuseppe Russello, Pierfrancesco Paglini, Stanislao