San Cataldo – Più colpi hanno ucciso Aldo Naro. Non è stata una sola la botta fatale a stroncare il giovane medico all’interno della discoteca «Goa» di Palermo la notte di San Valentino di nove anni fa. È quanto ha dedotto il pool di esperti nominato dai familiari del giovane professionista – assistiti dagli avvocati Salvatore Falzone e Antonino Falzone – ricalcando sostanzialmente le conclusioni dei consulenti che hanno effettuato sulla salma la Tac 3D virtopsy.
Così al cospetto della corte d’Assise di Palermo che sta processando Francesco Troia , Gabriele Citarrella e Pietro Covello (assistiti dagli avvocati Salvino Pantuso, Giuseppe Laudicina, Marcello Consiglio e Antonio Turrisi) per l’ipotesi di omicidio.
Adesso il medico legale Giuseppe Ragazzi, il neurochirurgo Salvatore Cicero, l’anatomo-patologo Giovanni Bartoloni e il neurologo Giuseppe Pero hanno confermato che «le emorragie cerebrali riscontrate sul cadavere di Aldo Naro erano molteplici, gravi, profonde e coinvolgevano tutto l’encefalo… una tale lesività non può essere spiegata con un solo colpo», teoria che, invece, è stata sostenuta dal medico legale Paolo Procaccianti incaricato dalla procura per l’effettuazione dell’autopsia subito dopo l’uccisione del giovane medico.
«I colpi subiti – hanno aggiunto gli esperti di parte civile – hanno infatti provocato la rottura del setto nasale e della prima vertebra cervicale, lesioni della regione antero laterale destra e sinistra del collo, lesioni alla base del collo a dieci centimetri dal lobo dell’orecchio, oltre che un trauma toracico…. La vittima presentava anche una lesione sul labbro inferiore, contusioni al gomito, ai polsi e al dorso della mano destra».
E v’è pure dell’altro perché l’anatomo-patologo Giovanni Bartoloni ha pure evidenziato che «i danni riportati da Aldo Naro sono stati sia diretti che indiretti… le lesioni hanno interessato tutti i lobi frontali, temporali, occipitali, nonché quello del cervelletto e dell’area bulbo pontina… per questo i colpi letali inferti al capo di Naro sono stati multipli e ripetuti».
In sostanza quanto era stato già sostenuto dagli ordinari di radiologia, Domenico Laganà e di neuroradiologia, Umberto Sabatini e dal medico legale Pietrantonio Ricci dell’università di Catanzaro che hanno eseguito un’autopsia virtuale 3d.
Durante la stessa udienza è stato ascoltato anche un esperto che dalle immagini dell’impianto di videosorveglianza, da quelle girate da un videomaker e quelle estrapolate da cellulari di clienti che quella notte erano presenti in discoteca, ha ricostruito una mappa molto dettagliata.
Sì, perché il consulente delle parti civili attraverso una particolare elaborazione, la «motion tracking» per rilevare ogni movimento all’interno del privé. Una tecnica che prevede un rallentamento delle immagini al settantacinque per cento e, poi, ha effettuato una comparazione tra abbigliamento e altri elementi caratterizzanti dei presenti. Individuando, peraltro, pure la vittima e chi gli stava intorno.