Mussomeli – Non si conosce ancora il titolo ma sicuramente avrà a che fare col grande Francesco Cafiso, talento siciliano di fama mondiale che, a nove anni, al mare con la famiglia, ha preferito i concerti con la sua band. Un disco inciso nella fascinazione della grande mela, curato, per la parte tecnica, da un altro talento, stavolta mussomelese d’origine e palermitano d’adozione, il produttore Riccardo Piparo. Le cui note non nascondono una certa fibrillazione, mentre ci parla, dalla smisurata vastità del John Kennedy, il principale aeroporto internazionale di New York City, da dove si appresta a fare ritorno in Sicilia. Convinto com’è che quest’ultima fatica musicale lo lancerà ancora più lontano. Alla ribalta delle classifiche mondiali. “Mi piacciono i ritorni”, decanta Piparo -all’alba dei suoi cinquantatrè!- dall’altro capo del mondo, dove, peraltro, pare essere anche abbastanza di casa, a giudicare dal fatto che è già al suo ventesimo viaggio negli States. Col tono gioviale e l’aria scanzonata da eterno ragazzino che non si prende mai troppo sul serio. Eppure i successi, personali e professionali, sembrano fare da colonna sonora al percorso artistico del fondatore dei Ti.Pi.Cal. Oggi titolare dell’etichetta Cantieri 51, che può intestarsi la collaborazione all’interno di un altro prestigioso progetto. Un disco in quartetto inciso nelle sale newyorkesi, destinato al mercato giapponese, prima, e a quello mondiale, dopo. “I nomi tutti molto noti e di altissimo livello”, ci tiene a sottolineare Piparo, che ai talenti ormai è avvezzo e pure a riconoscerli. Dal pianista Sullivan Fortner, dai più considerato il più grande artista vivente, a Willie Jones III, altro top mondiale, vincitore di Grammy Awards, passando per Philip Norris, recentemente laureato in studi jazz, per finire con Francesco Cafiso, il sax siciliano famoso in tutto il mondo, questi i nomi dei musicisti che hanno partecipato alla registrazione. Un brand multietnico e multiculturale che ruota attorno ad un nucleo centrale, tutto made in Sicily e che si pone la grande ambizione di voler superare ogni barriera nel veicolare quel messaggio veramente universale che è la musica. “Il jazz è lasciare che la luce brilli…”, ci piace citare le illuminanti parole di Keit Jarret che, in un mondo sempre più sull’orlo di una crisi di nervi e sempre più diviso, vogliono essere quell’anelito di speranza a partire dalla musica improvvisata di matrice afroamericana che, in primis, è un fatto di pace, capace di unire persone e popoli di qualsiasi razza e provenienza!