Home Cronaca Il tempo non esiste per nonna Maria che ha spento 110 candeline

Il tempo non esiste per nonna Maria che ha spento 110 candeline

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Mussomeli – Nonna Maria, compie 110 anni e festeggia a Genova assieme ai figli e ai nipoti. “Il segreto per vivere così a lungo?”. “Un carattere di ferro!”. E’ la risposta che arriva dall’altro capo del telefono, e dello Stivale. Nata e cresciuta a Mussomeli, nell’antico quartiere di S. Enrico, la nonnina ultracentenaria, all’anagrafe Maria Caruso, ha festeggiato, i suoi primi dieci anni dopo il centenario, nella città che ha dato i natali nientemeno che a quel gigante della storia che porta il nome di Cristoforo Colombo. Non era mai uscita dal proprio paese, Maria, attaccatissima a quel quartiere cosiddetto “delle vanelle” a cui era ed è tuttora legatissima, nonostante tutto, e che, sempre nonostante tutto, continua ad essere il cuore pulsante di un paesino, Mussomeli, che, negli ultimi anni, sta assistendo alla sua rivoluzione demografica. Dalle “vanelle” mussomelesi, del sud del Sud della penisola, ai carruggi della “Superba” repubblica marinara, un viaggio in età matura fra i vicoli “stretti” e fra gli affetti ancora più “stretti”. Maria, mamma di tre figli, Lina, Gerlando e Giusi, nonna di sei nipoti e bisnonna di altrettanti sei, può vantare una figlia di ottantasette anni, la grande, e la “piccola” di settantotto. Numeri diversi di cifre uguali a parti invertite… Che sarà mai…! A Genova, Maria, si è stabilita dalla figlia, dopo avere fatto la spola, fra Torino, sempre dai figli, e Genova, appunto, negli ultimi anni. Nel 1994 la rottura del femore, brillantemente superata. Ora un problema alla vista, non le impedisce certo di colloquiare piacevolmente con chi va a traovarla. Storie di vita e di quella “famigghia” tutta meridionale “di una volta” dove le RSA ancora non erano contemplate. Pur stando al Nord! Maria “è stata ed è accudita come una principessa”, ci raccontano i familiari che, a fronte dell’impegno profuso, manifestano la gratificazione che il prendersi cura dell’altro possa generare. Sia esso la mamma, la nonna e financo la suocera. Perchè, non solo figli e nipoti, ma anche la nuora e i generi assistono Maria con amore e dedizione. Gli screzi? “Ma certo, quelli ci sono sempre. Ma non è il caso di parlarne, di fronte a così tanto bella cosa!” Quella “cosa” che, in estrema sintesi, è la vita e che, come dice qualcuno, “finisce sempre allo stesso modo” ma, ci permettiamo di aggiungere, è quello che sta prima a fare la differenza. Il vissuto, praticamente! E nonna Maria, sembrerebbe proprio non potersi lamentare da questo punto di vista. Nata agli albori di quel “secolo breve”, il Novecento controverso, che ha visto ben due conflitti mondiali. E la guerra Maria l’ha vissuta, sperimentata sulla propria pelle, di bambina prima, e di giovane donna poi. Ne parla qualche volta, dalla sedia a rotelle con cui condivide le giornate degli ultimi anni. In pantaloni neri e la classica “mantiglia” siciliana. Perchè la Sicilia, c’è niente da fare, te la porti appresso, così com’è. In qualsiasi parte del mondo vai! E neanche la guerra ha scalfito il carattere di “marescialla” che Maria, come ogni buona figlia e madre di quel matriarcato tutto siciliano, conserva e custodisce, dalla sua terra a quella “straniera”. Altro che sottomissioni e sottomesse! Maria i pantaloni li porta da sempre! Ma la gratitudine non le manca e, dalla carrozzina, benedice i suoi benefattori. “Sei nobile”, dice, contenta e rispettosa. Un percorso di vita “normale”, come tanti a quei tempi, che Maria ha condiviso col marito, Pasquale Sorce. Strade che non si dividono mai, manco quando finiscono. Gioie e dolori di un’esistenza fatta di cose semplici, non sempre felici. Pasquale era un contadino e Maria amministrava la casa e la sua economia familiare. Non sono mancati i dolori, primo fra tutti, la perdita di un figlio nel ’72, a soli vent’anni. Eppure, quando Maria torna indietro sul filo dei ricordi e della memoria, emerge sempre un sentimento positivo, per ciò che fu e… forse un poco arduamente… in barba a qualsivoglia politically correct e armata di un (in)sano “chissenefrega!” dai suoi 110 inoppugnabili, sentenzia “ai tempi di Mussolini si stava bene”.

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