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«Imprenditore vicino a cosa nostra», la Dia sequestra  beni per 200 mila euro

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Caltanissetta – Beni per duecentomila euro sono stati sequestrati a un imprenditore in odor di mafia. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Caltanissetta, su proposta del direttore della direzione investigativa antimafia.

La misura è scattata nei confronti di un imprenditore edile ennese, ritenuto vicino a cosa nostra,

che ha avuto problemi giudiziari per estorsione aggravata dal metodo mafioso, truffa, associazione a delinquere. Per gli inquirenti la sua è una «carriera criminale in progressiva ascesa e vicina agli ambienti mafiosi non solo del territorio ennese ma anche delle altre province».

Al centro del sequestro ,  l’intero capitale sociale ed i rispettivi beni strumentali di una società a responsabilità limitata del settore edile, una ditta individuale nel comparto agricolo, tre fabbricati e altrettanti terreni,  tre mezzi, e diversi rapporti bancari intestati a lui o a suoi familiari.

L’odierno risultato si inserisce nell’ambito delle attività Istituzionali finalizzate all’aggressione delle illecite ricchezze acquisite e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali agendo così a tutela e salvaguardia della parte sana del tessuto economico nazionale.

Vent’anni fa è stato condannato, con sentenza divenuta definitiva, a un paio di anni di carcere per estorsione in concorso, con l’aggravante del metodo mafioso. Lui si sarebbe occupato di estorcere soldi o recuperare crediti per conto terzi, sotto la presunta ala di cosa nostra.

Otto anni fa è stato di nuovo segnalato per estorsione , sempre con l’aggravante del metodo mafioso. E questo per gli investigatori, avrebbe ulteriormente dimostrato il suo “peso” negli ambienti vicini alla mafia ennese, «dimostrando di fatto una profonda conoscenza delle gerarchie e del linguaggio mafioso, non solo nella provincia di Enna ma anche nel territorio siciliano, con specifico riferimento alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto imprenditoriale del settore edile».

Attualmente è sottoposto a procedimento per reati contro il patrimonio con frode e per il reato associativo finalizzato a diversi reati tributari.

Sempre secondo gli investigatori, il suo sarebbe «un profilo personologico di un soggetto stabilmente inserito nel circuito della criminalità locale, con preferenza per i reati contro il patrimonio, specie estorsione e truffa, ed in materia tributaria, in costante contatto anche con esponenti di qualificato spessore mafioso, senza soluzione di continuità».

Vincenzo Falci

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