Riesi – Gli incartamenti dell’inchiesta «De reditu» su mafia e omicidi nel Riesino entrano nell’indagine a carico dell’ex presidente della regione Liguria, Giovanni Toti. In questo caso per la parte che riguarda il panorama mafioso.
In particolare è per la tranche legata al presunto voto di scambio – quella che oltre allo stesso Toti ha coinvolto anche il suo ex capo di gabinetto, Matteo Cozzani e i fratelli riesini Italo e Arturo Testa – che le fiamme gialle hanno acquisito gli atti dell’inchiesta della procura di Caltanissetta sul clan Cammarata di Riesi.
Indagine che nel luglio di sei anni fa ha fatto scattare venticinque arresti di cui venti in carcere, per le ipotesi, a vario titolo , di associazione mafiosa, associazione finalizzata allo spaccio di droga, omicidio, tentato omicidio, porto abusivo di armi ed estorsione.
Poi, dal punto di vista processuale, il fascicolo si è scisso dando vita a più tronconi, tra rito abbreviato e ordinario, ma anche per i reati contestati. Sì, perché un filone processuale s’è concentrato su cinque omicidi – consumati tra il marzo del 1992 e il settembre del ’98 e tre falliti agguati messi a segno tra il 1997 e il ’98, l’altro, invece, su mafia, pizzo, droga e armi.
Per quanto riguarda la vicenda legata al presunto voto di scambio, secondo la tesi dei magistrati i due fratelli Testa, ritenuti il punto di contatto in Liguria con il clan Cammarata, avrebbero riversato su Toti e candidati di sue liste i voti della folta comunità riesina che vive proprio in Liguria.