Mussomeli – Giovedì 5 giugno, in occasione della Festa dell’Arma dei carabinieri -che, come ogni anno, consegna i riconoscimenti ai militari che si sono distinti nelle operazioni di servizio- a Caltanissetta sarà consegnata una targa premio istituita in memoria del mussomelese Calogero Schifano, carabiniere caduto in guerra il 19 giugno 1944 a Montalto di Castro, durante la seconda guerra mondiale. L’iniziativa è stata fortemente voluta dal nipote omonimo, colonnello dell’esercito, che tanto, e tanto alacremente, si è adoperato al fine di onorare la memoria dello zio, per tutti “disperso”. Che lo ha cercato, ritrovato, riportato a casa, facendosi persino promotore della targa istituita in suo onore. Per il 2025, il 211° anniversario dalla nascita della Benemerita, la cerimonia pubblica si terrà presso la guarnigione del Comando provinciale in viale Regina Margherita a Caltanissetta. E, per la targa intitolata al carabiniere Schifano, sarà già la terza edizione che, come ogni anno, vedrà scendere in campo, i vertici delle Istituzioni civili e militari della provincia nissena. L’iter per l’approvazione della ricompensa è partito nel 2022, ed è stato portato avanti da Schifano in collaborazione con la Compagnia dei carabinieri di Mussomeli, al tempo comandata dal capitano Giuseppe Tomaselli, da settembre 2024, maggiore della Compagnia di Mazara del Vallo. Quindi da Mussomeli a Roma, battendo tutte le tappe della catena di comando, arriva l’ok nel 2023.
Quella di Calogero Schifano, Reale Carabiniere Scelto, caduto in guerra il 19 giugno del 1944, è la storia di un ritorno. Quel “nostos” di arcaica memoria a parti invertite, in cui l’eroe parte per mare e ritorna per terra. Raccontata dall’affetto di un congiunto, il nipote di cui abbiamo già detto, che dello zio paterno, porta alto il nome e il valore civico ancorchè militare. Siamo nell’ormai lontano 1940, la seconda grande Guerra è scoppiata in Polonia, nel settembre dell’anno prima. L’Italia scende in campo il 10 giugno del ’40, per volere di Mussolini a fianco della Germania nazista. Fu così che, Schifano, mussomelese classe 1913, che, nel 1933, a vent’anni, aveva prestato servizio di leva, in quel di Genova, per ben due anni e mezzo -com’era prassi al tempo!- lascia la sua “nobile arte di contadino” per servire, ancora una volta la Patria. E parte, come carabiniere, inquadrato nella 15^ Compagnia Reale Carabinieri Mobilitata all’interno della Regia Marina Militare con sede a Bari. Il servizio era quello di scorta, vigilanza e altre mansioni affini a bordo delle navi militari. Il secondo conflitto fu quello che provò al limite della resistenza l’Arma dei Carabinieri. Passano i tre anni della guerra e, l’8 settembre 1943, arriva l’armistizio di Cassibile a segnare la resa incondizionata del Regno d’Italia agli Alleati. L’armistizio che divise l’Italia e portò alla guerra civile. I militari italiani si trovarono sbandati, esasperati com’erano e già provati dalla guerra. Calogero ha lasciato tanti affetti, in quell’ isola lontana di confine. La madre in primis depositaria di un dolore lungo tutta una vita. Da quel fatico 8 settembre fino al giorno della morte, avvenuta il 19 giugno del 1944 a Montalto di Castro, provincia di Viterbo, solo il vacuum. Quel vuoto che lascia spazio ancora e solo a supposizioni… “… forse, forse da solo, forse in compagnia, forse a bordo di muli…”, riferisce Schifano, “in qualche modo riuscì a raggiungere quel comune che, sempre in qualche modo, gli assicurò una degna, seppure anonima, sepoltura, nella terra. Intanto, nella mente del colonnello emerito, che si sentiva sempre più legato alla memoria di questo zio -di cui la nonna aveva voluto dargli il nome- il tarlo della ricerca si faceva sempre più insidioso, tanto più che adesso, nel 2008, il congedo lascia più tempo a chi militare rimane sempre, nella mente prima ancora che nell’anima. Tutte le volte che, da giovane, aveva chiesto al padre Gaetano, fratello minore, -pure lui con il fardello della guerra consumato nei Balcani, tornato dopo settanta giorni di cammino a piedi- la risposta rassegnata era “lascia perdere, se lo saranno mangiati i pesci”. E la nonna, invece, si chiudeva in un pianto silenzioso, nel ricordo di quel primo figlio maschio. Disperso. Ricordi vividi e sbiaditi nel tempo. “Lui era un soldato come me, morto in guerra col mio nome…”Sarà poi, a ritrovamento avvenuto, il compianto don Salvatore Callari a rompere ogni indugio, nel dire “vai, Calogero, riporta a casa tuo zio. Fai un’opera di Misericordia”. Era il 2015, anno della Misericordia, appunto! “Quel Calogero che ci ha legato dalla nascita, è rimasto vivo
persino oltre la morte”. Si mette in cammino, il colonnello sulla via della misericordia e approda a quel cimitero del viterbese al cospetto di “un cippo a terra, senza nome a cui l’usura del tempo, della noncuranza e delle intemperie avevano restituito la polvere che siamo. Intanto che lo scarpone, settant’anni dopo, dal foro della tomba a terra, testimonia che quelle ossa sono del carabiniere Calogero Schifano. Era l’ottobre del 2014, quando è avvenuto l’amaro tanto cercato ritrovamento. E, dopo, l’istruzione dell’istanza al Ministero competente per la concessione dei resti, rimane l’ultimo quesito da sciogliere. “Mi affido ad una ditta competente oppure… ?” Ecco, era quell'”oppure” che, in ultima sintesi, poteva essere la cifra della differenza. Quando il “bisogno personale” irrompe nel proprio e nell’altrui vissuto. “Certo, ci è voluto un pò di coraggio, che, peraltro non manca. Ma, alla fine, ho fatto quello che ritenevo giusto per mio zio”. Ancora una volta, racconta e si racconta, contornato dai cimeli collezionati durante la carriera militare, il colonnello, nel rimembrare quell’ultima dolce fatica, consumata su quatro ruote di gomme, in compagnia dell’amico appuntato scelto Nicola Piro, e di una cassettina di legno, custode di una storia ancora senza memoria, nel giugno del 2015, alla volta del cimitero di Montalto di Castro. “E’ stato un ardimento!”. Ma la salma finalmente si accinge a tornare. in Patria! Non prima però che il sindaco del paese che per tanti anni aveva ospitato quel corpo, ad oggi resti, non desse l’ultimo commovente saluto al feretro. Al cospetto delle insegne ufficiali del comune, e del comandante della locale Stazione dei carabinieri, su un panno di velluto blu, avvolto nel Tricolore. L’ultimo estremo saluto. Che sa di ossequio e ringraziamento. Da qui a fissa dimora il 27 giugno 2015 a Mussomeli nella cappella di famiglia. Preceduta da una solenne cerimonia in piazza Umberto alla presenza delle locali autorità civili e militari. Ogni anno nella domenica più prossima al 19 giugno, il colonnello Schifano fa celebrare una messa in suffragio dello zio. Intanto, la storia del carabiniere Schifano attende solo di essere impaginata dopo essere stata scritta con dovizia di particolari… ma questa è un’altra storia… !
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