Caltanissetta – Da accusatrice ad accusata. Da presunta vittima di stupro a imputata. E poi pure condannata per le pesanti falsità raccontate. Compreso nascondere che lui sarebbe stato pure l’ex fidanzato, fingendo invece di conoscerlo appena.
E adesso lei , una cinquantaseienne nissena, è stata condannata a due anni e mezzo di reclusione per falsa testimonianza. E dovrà pure risarcirlo secondo l’entità che verrà poi stabilita in un procedimento civile. A trascinarla nella polvere, smascherando le sue invenzioni, sono state le indagini difensive dell’avvocatessa Vania Giamporcaro che ha assistito l’imbianchino cinquantaduenne falsamente accusato di abusi sessuali.
Sì perché l’uomo è stato poi assolto dall’infamante imputazione, mentre la sua accusatrice è stata denunciata dalla difesa di lui. Già perché riuscendo a produrre i tabulati telefonici è stato dimostrato che sarebbe stata la donna a chiamarlo ripetutamente al telefono, anche dopo la denuncia presenta nei suoi confronti. Così da tracciare una realtà totalmente differente da quella che la presunta vittima di abusi sessuali aveva denunciato trascinandolo l’uomo alla sbarra. Raccontando di averlo conosciuto solo perché lui aveva eseguito alcuni lavori di pittura in casa sua. E che un giorno, incontrandola per strada, l’avrebbe invitata a salire in auto. E quel punto – secondo il racconto della donna – si sarebbero consumati gli abusi. Tutto Falso. Tant’è che L’imbianchino, alla fine, è stato assolto perché le false accuse a suo carico si sono sciolte come neve al sole.
Mentre lei , alla fine, è stata smascherata, denunciata, processata e condannata per la falsa testimonianza resa nel processo per abusi sessuali… che abusi non erano.