Campofranco – «Mafia di Campofranco» sul banco degli imputati. Così vorrebbe la procura di Caltanissetta che ne ha chiesto il rinvio a giudizio. Così in tredici si presenteranno al cospetto del gup Emanuela Carrabotta.
La richiesta di aprire un processo a loro carico pende sul presunto capo di cosa nostra a Campofranco, il sessantunenne Angelo «fungiddra» Schillaci che dopo avere scontato due condanne per mafia, tornato in libertà, avrebbe ripreso in mano le redini della cosca; il nipote, il quarantaquattrenne Calogero Schillaci
che sarebbe stato pronto a raccogliere l’eredità dello zio in caso di suoi problemi con la giustizia; il sessantaquattrenne Claudio Rino «spatuzza» Di Leo presunto braccio destro del boss; il cinquantunenne Gian Luca Lamattina tirato in ballo per una tentata estorsione; il cinquantunenne campofranchese Fabio Giovenco che nello scorso fine settimana è stato arrestato per avere violato i domiciliari che gli erano stati assegnati proprio per questa inchiesta; il settantaduenne Calogero Maria Giusto Giuliano, il quarantacinque di Sommatino, Luigi Cocita , irreperibile al momento del blitz e poi arrestato nel momento in cui è rientrato dall’estero, ma lo stesso gip lo ha poi scarcerato; il cinquantaquattrenne di Milena, Gioacchino «Iachino» Cammarata, che in passato è stato già arrestato e condannato per mafia;
il cinquantaseienne pure lui milenese Paolino Giuseppe Santo Schillaci, il sessantaseienne di Casteltermini, Vincenzo Spoto e, poi, tre rimasti sempre indagati in libertà, la quarantaduenne Carmeliana Schillaci moglie del nipote del boss (Calogero Schillaci), il settantaquattrenne Alfredo Calogero Antonio Falletta pure lui di Campofranco e il quarantaduenne di Licata Calogero La Greca.
I tredici – assistiti dagli avvocati Antonio Impellizzeri, Giuseppe Scozzari Dino Milazzo, Pietro Sorce, Giuseppe Dacquì, Daniele Osnato, Ferdinando Milia, Maria Vizzini, Daniela Salamone, Carmelo Amoroso, Giuseppe Bongiorno, Giovanni Salvaggio e Salvatore Graci- sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa – contestazione questa che pende su Angelo e Calogero Schillaci, Di Leo, Cammarata e Giuliano – estorsione aggravata dal metodo mafioso, armi e spaccio di droga.
È in qualcosa come trentaquattro capi d’imputazione che sono racchiuse le accuse a carico dei tredici, tra estorsioni messe a segno e tentate, droga tra Mussomeli, Milena e Campofranco e la disponibilità di armi da parte di zio e nipote.