Caltanissetta – Diciannove condanne da confermare per mafia e omicidi. Le ha chieste la procura generale nei confronti di altrettanti imputati di una tranche del processo De Reditu.
Pene, quelle inflitte nel primo passaggio in aula che vanno dall’ergastolo inflitto a Giuseppe Cammarata figlio del capomafia di Riesi Pino Cammarata, a un minimo di un anno e quattro mesi.
Le proposte di conferma la procura generale le ha girate alla corte d’Assise d’Appello nei confronti dei riesini Rosolino Li Vecchi, Gaetano Ficicchia, Massimo Amarù, Rosario Marotta, Rocco Ficicchia, Filippo Tambè, Gaetano Forcella, Michelangelo Amorelli, Calogero Altovino, Gaetano Lombardo, Giuseppe Di Buono, Calogero Calafato, Daniele Fantauzza, Ezio Fantauzza, Giuseppe Montedoro, Filippo Riggio e Angelo Ficicchia – difesi dagli avvocati Carmelo Terranova, Vincenzo Vitello, Danilo Tipo, Cinzia Bellomo, Giovanni Maggio, Giovanni Pace, Walter Tesauro, Giampiero e Alfonso Russo, Antonio Gagliano, Valerio Rizzo, Giuseppe Di Legami, Sergio Luceri, Giuseppe La Barbera e Simona Celere – accusati, a vario titolo, di omicidio, tentato omicidio, associazione mafiosa, estorsione, associazione finalizzata allo spaccio, smercio di stupefacenti e detenzione abusiva di armi.
Nei loro confronti familiari delle vittime e il Comune di Riesi – assistiti dagli avvocati Annalisa Petittio, Boris Pastorello, Claudio Testa, Oriana Limuti, Maria Giambra, Giuseppe Trigona, Maria Elena Ventura, Anna Maria Sardella, Giovanni Vetri – sono costituiti parti civili.