Caltanissetta – Venti condanne per la «mafia di Niscemi». Anche se non tutti rispondevano di associazione mafiosa. Le ha inflitte il gup Santi Bologna che li ha giudicati con il rito abbreviato. Sola una ventunesima imputata, sorella della donna del boss, è stata assolta.
E proprio a colui che è ritenuto il capo del mandamento di Gela, Alberto MUSTO, è stata inflitta la pena più severa, ossia 20 anni di carcere in continuazione con altra sentenza. Al fratello, Sergio Musto, sono stati comminati 12 anni e 4 mesi, Mariantonietta Caruso, compagna di Alberto Musto, 3 anni,4 mesi e 667 euro di multa, Francesco Cona 9 anni e 4 mesi, Giovanni Ferranti 9 anni, Renè Salvatore Di Stefano 9 anni e 9 mila euro di multa, Alessio Torre 8 anni e 4 mesi, Renè Salvatore Di Stefano 9 anni e 9 mila euro di multa, Luigi e Vincenzo Cannizzaro, 3 anni, 4 mesi e 4 mila euro di multa ciascuno, Giuseppe Manduca 8 anni, Francesco Cantaro 6 anni e 8 mesi, Carmelo Raniolo 4 anni e 8mila euro di multa, Carmelo Raniolo 4 anni e 8mila euro di multa, Davide Cusa 2 anni e 9 mesi, Andrea Abaco 9 anni e 8 mesi, Francesco Amato ribattezzato «ciccio pistola» altri 3 anni in continuazione con sentenze emesse a Catania, Francesco Carlo Zanti 6 anni e 8 mesi, Giuseppe Auteri 10 anni, 8 mesi e 13.333 euro di multa, Francesco Piazza 6 anni e 4 mila euro di multa, Gianni Ferranti un anno e 10 mesi e chiude il quadro il medico Paolo Rizzo, ex sindaco di Niscemi, che – secondola tesi accusatoria – sarebbe stato la “regia” di un attentato incendiario in un’abitazione di campagna.
L’unica assoluzione è stata pronunciata per Viviana Caruso , sorella della compagna del boss. Per lei i pm Claudio Pasciuti, Davide Spina e Stefano Strino avevano chiesto quattro anni e nove mesi di reclusione.
Risarcimento dei danni per il ministero dell’Interno – con l’avvocatura dello Stato rappresentata dal legale Giuseppe Laspina – a cui è stato pure riconosciuta una provvisionale, immediatamente esecutiva, di trecentomila euro, e pagamento delle spese in favore del Comune di Niscemi – assistito dall’avvocato Paolo Testa – del Fai nazionale e del Fai di Niscemi.
I ventuno – assistiti dagli avvocati Danilo Tipo, Flavio Sinatra, Orazio Scicolone, Nicoletta Cauchi, Francesco Spataro, Salvatore Pappalardo, Antonino Di Gregorio, Ennio Adamo, Antonino Grippaldi, Joseph Donegani, Riccardo Incarbone, Ludovico Contino e Francesco Mascali – erano accusati , a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, favoreggiamento personale, violenza privata, minaccia e minaccia a pubblico ufficiale, illecita concorrenza con minaccia e violenza, incendio, porto e detenzione di armi e munizionamento, ricettazione e violazione degli obblighi legati alla sorveglianza speciale.
Le indagini dei carabinieri avrebbero appurato che alcuni imprenditori taglieggiati e che in passato avevano denunciato le richieste estorsive, sarebbero stati minacciati. E per uno dei “ribelli”, secondo l’accusa sarebbe stata pure progettata una missione di morte. Ma il blitz dei carabinieri, scattato nel dicembre di due anni fa, a ridosso di Natale, lo avrebbe neutralizzato.