Caltanissetta – In cella l’imprenditore nisseno settantaduenne nisseno Antonino Bracco. È stato arrestato dalla polizia perché a suo carico sono divenute definitive condanne.
Lui che è stato ritenuto dagli inquirenti vicino a Cosa nostra. E, più specificatamente, favorito da dalle cosche nell’aggiudicazione degli appalti.
Ora deve sconatare sette anni e nove giorni carcere e quattro mesi di arresto per associazione di tipo mafioso, estorsione e altro.
I fatti in questione sono stati collocati nell’arco temporale che va dal 1994 al 2007. È tra le pieghe della maxi operazione su mafia e appalti ribattezzata «Redde rationem» che l’imprenditore è stato arrestato nel dicembre del 2010. E in quell’inchiesta gli inquirenti avrebbero raccolto prove schiaccianti oltre una ventina d’imprenditori che, sottoposti ad estorsioni, pagavano e tacevano per paura di ritorsioni. Ma non sono solo queste le grane giudiziarie a cui, nel tempo, è andato incontro.
Bracco è stato condannato con sentenza della corte d’Appello – emessa il 12 ottobre 2018 e divenuta definitiva il 9 dicembre 2020 – a cinque anni e quattro mesi di reclusione e al pagamento di una multa di duemila euro, per estorsione continuata in concorso.
Poi con il verdetto emesso dalla corte d’Appello di Caltanissetta – del 10 febbraio 2020, cristallizzata il 25 marzo 2021 – ha rimediato sette anni di reclusione e a un anno di libertà vigilata, per associazione mafiosa.
E, infine, con sentenza del tribunale – del 5 maggio 2011, divenuta definitiva il 19 aprile 2013 – gli sono stati inflitti quattro mesi di reclusione e il pagamento di un’ammenda di diciottomila euro, per reati legati ad abusivismo edilizio.
Il cumulo di condanne ha dato vita a una pena complessiva di dodici anni e quattro mesi di carcere, il pagamento di una multa di duemila euro, quattro mesi di arresto e diciottomila euro di ammenda. In più gli è stata imposta l’interdizione dai pubblici uffici e la libertà vigilata per un anno.