Caltanissetta – No all’archiviazione dell’inchiesta per una morte sospetta. Così ha deciso il gip di Caltanissetta, Emanuela Carrabotta in relazione all’indagine che ha interessato 14 indagati, nove medici e cinque infermieri – assistiti dagli avvocati Walter Tesauro, Michele Ambra, Dino Milazzo, Michele Micalizzi, Davide Schillaci ed Emanuela Micale – dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta.
È sull’onda di conclusioni contro, guardando alle consulenze di parte, che il giudice ha disposto nuovi approfondimenti, chiedendo alla procura di nominare pure altri esperti perché possano fornire risposte a una dozzina di quesiti.
Sono gli ultimi sviluppi nell’indagine che ruota attorno al decesso della cinquantatreenne Antonella Geraldi, morta in sala operatoria, al «Sant’Elia», il 6 gennaio dello scorso anno.
Le deduzioni in antitesi sono quelle degli esperti nominati dalla procura, secondo cui gli indagati non avrebbero avuto alcuna responsabilità nel luttuoso epilogo della vicenda.
Mentre, di contro, per i consulenti della difesa l’operato dei professionisti presenterebbe zone d’ombra. A cominciare dalla mancata applicazione di un sondino durante le fasi preparatorie dell’intervento.
La donna è arrivata al pronto soccorso la notte tra il 4 e il 5 gennaio dello scorso anno alle 2 del mattino accusando dolori lancinanti nella zona addominale. Dopo essere stata sottoposta a esami diagnostici, i medici avrebbero deciso di operarla il pomeriggio del giorno dopo. Ma l’intervento sarebbe slittato di ventiquattro ore. E il giorno dopo, per l’epifania, il suo cuore s’è fermato per sempre mentre era in sala operatoria.
La denuncia dei familiari – assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto, Massimo Dell’Utri, Antonino e Salvatore Falzone – ha fatto scattare l’indagine.