Mussomeli – Chiesta una pioggia di condanne per una morte bianca. Per il decesso, in particolare, di un dipendente della raffineria di Gela.
Richieste, quelle avanzate dalla procura, che oscillano da un minimo di due anni a un massimo di quattro per l’ipotesi di omicidio colposo oltre che per violazioni delle norme di sicurezza.
Così al processo per la morte dell’allora trentenne Francesco Romano, rimasto schiacciato da una grossa tubatura otto anni addietro.
E adesso le pene più severe, quattro anni, sono state chieste Patrizio Agostini, Sandro Iengo, Vincenzo Cocchiara, Marco Morelli e Rocco Fisci; proposti tre anni per Ignazio Vassallo, Guerino Valenti, Serafino Tuccio, Bernardo Casa, Alberto Bertini e Fabrizio Zaneroli; due anni e mezzo per Angelo Pennisi e Salvatore Marotta; chiudono il quadro, con due anni, Fabrizio Lami, Mario Giandomenico e Nicola Carrera.
Questo il quadro che è stato prospettato al giudice per una tragedia che, secondo la tesi accusatoria, si sarebbe potuta evitare.
Perché sarebbe stata, sempre secondo gli inquirenti, figlia di leggerezze e non di una disgrazia accidentale. Una sorta di tragedia annunciata perché il materiale, pesantissimo, sarebbe stato accatastato in maniera precaria. E uno di quegli enormi tubi, scivolando giù, non ha lasciato scampo allo sfortunato operaio