Serradifalco – Condannato il titolare di un’autocarrozzeria di Serradifalco per la morte di un motociclista. È patteggiando la pena che ha chiuso il suo sospeso con la giustizia.
È il trentanovenne Rosario Gioacchino Marino – assistito dagli avvocati Giuseppe Dacquì e Calogero Middione – che ha raggiunto l’intesa per una condanna a 11 mesi, con pena sospesa e blocco della patente per due anni. Questo il verdetto emesso dal gup Graziella Luparello.
Marino era alla guida del carro attrezzi – in quel momento in retromarcia per immettersi sulla strada provinciale – contro cui s’è schiantato con la sua moto l’autotrasportatore trentenne di Serradifalco, Calogero Pace, che non è riuscito a evitare l’impatto nonostante viaggiasse a velocità ridotta. I suoi familiari sono stati assistiti da Giesse risarcimento danni e dall’avvocato fiduciario Rita Parla.
La tragedia s’è consumata il giorno di Pasquetta, in contrada Lago. Il motociclista, in sella alla sua Kawasaki Z900, stava rientrando a casa per pranzare con la famiglia, ma d’improvviso il mezzo pesante gli avrebbe sbarrato la strada.
Fatale l’urto contro lo spigolo sinistro dello stesso mezzo e il centauro è finito contro il muretto del ciglio della strada. La caduta è stata rovinosissima e dagli effetti devastanti. Ogni soccorso si è rivelato vano, così come la corsa verso l’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta. Non c’è stato nulla da fare.
«Sarebbe bastato fare la manovra all’interno del piazzale della carrozzeria, per poi immettersi correttamente sulla provinciale, e oggi Calogero sarebbe ancora qui, circondato dall’amore dei propri cari», ha ribadito il responsabile di Giesse Canicattì, Diego Ferraro.
Quanto alla dinamica, collimerebbero sia la ricostruzione del consulente della procura, l’ingegnere Girolamo Vitellaro, che dai tecnici cinematici di Giesse secondo i quali «la causa del tragico incidente è da ricondurre esclusivamente al comportamento di guida tenuto dal conducente dell’autocarro, il quale, con la sua guida imprudente e negligente, effettuava una manovra di immissione su una strada pubblica in retromarcia senza dare la dovuta precedenza al motociclo che stava sopraggiungendo, il cui conducente non ha violato alcuna norma che regola la circolazione stradale… viaggiava a una velocità di ben 16 chilometri orari inferiore al limite presente lungo quel tratto».
Lo stesso Ferraro ha aggiunto che «in questi mesi, oltre al terribile dolore vissuto, i familiari hanno poi dovuto affrontare anche diversi commenti assurdi e del tutto immotivati da parte di persone che, soprattutto sui social, si sono spinte ad addossare al povero Calogero colpe che non ha mai avuto… la verità, accertata in maniera certosina nel corso delle indagini, è che Calogero ha perso la vita solo per la manovra sconsiderata posta in essere da Marino e speriamo che ciò spinga a riflettere maggiormente ciascuna di queste persone, tanto brave a scrivere post sui social e a dare giudizi o ad attribuire ingiustificatamente responsabilità, su disgrazie che, per loro fortuna, non le hanno sfiorate».
L’ultima considerazione è proprio sulla sentenza. «“La famiglia Pace – ha sottolineato Ferraro – è rimasta molto addolorata dai soli undici mesi di pena comminata a Marino con il patteggiamento. Ma con ammirevole compostezza hanno preso atto di questa, per loro dolorosa, decisione che, comprensibilmente, percepiscono come un’ulteriore “ingiustizia” nei confronti del loro povero Calogero e non ritengono adeguata a fronte della perdita della vita di un incolpevole giovane di soli trent’anni».