Home Cronaca Mussomeli, abusi su moglie e figli: condanna definitiva per un uomo

Mussomeli, abusi su moglie e figli: condanna definitiva per un uomo

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Mussomeli – Colpevole di avere abusato della moglie e di aver compiuto atti sessuali con i figlioletti. Senza sconti di pena rispetto al secondo passaggio in aula. La Cassazione, dichiarando inammissibile il ricorso, ha cristallizzato il precedente verdetto  rendendolo ormai definitivo.

Così da inchiodare un settantasettenne del Vallone sulle sue responsabilità e mettendo in ghiaccio la condanna a 14 anni di carcere che gli sono stati inflitti in appello per violenza sessuale aggravata e maltrattamenti in famiglia. Lui che è stato arrestato diverso tempo prima di sottoporsi al processo di primo grado. Da allora non è mai stato scarcerato.

Era già stato condannato a risarcire la stessa l’ex moglie – assistita dall’avvocatessa Laura Alfano – e i due figlioletti della coppia – assistiti dall’avvocatessa Laura Attanasio – costituiti parti civili.

Così s’è chiusa quest’ultima pagina processuale di una buia vicenda che s’è consumata nel cuore del Vallone. Lì, dove un padre-padrone, secondo la tesi accusatoria, avrebbe trattato moglie figli come oggetti per soddisfare i suoi desideri.

Con anni di abusi, minacce di morte e vessazioni alla moglie. Lei che, prima di trovare il coraggio di denunciare ai carabinieri, avrebbe subito per anni in silenzio per paura di ulteriori conseguenze e per necessità. Perché andando via da quella casa non avrebbe avuto un posto dove vivere, né come sostentarsi.

Fino a quando s’è presentata in caserma raccontando anni da incubo che avrebbe vissuto con lui. Umiliata e abusata. E perfino sbattuta contro una ringhiera delle scale, fino a farla sanguinare, quando era incinta. Una gravidanza non accettata dal marito, anzi totalmente rifiutata, perché frutto di una relazione con un altro uomo.

Per lungo tempo, oltre ad apostrofarla pesantemente, l’avrebbe presa a pugni, tirato per i capelli, colpita pure con un attrezzo da lavoro o le avrebbe stretto una cintura al collo, per poi minacciarla di morte avvertendola che l’avrebbe avvelenata e seppellita in campagna.

E poi le costrizioni sessuali che la donna avrebbe dovuto subire quando e come avrebbe desiderato lui, con il ricatto, nel caso non si fosse piegata al suo volere, di chiuderla in casa e non farla più uscire.

Ma particolari attenzioni, l’uomo, avrebbe riservato anche ai figli minorenni e, secondo la tesi accusatoria, avrebbe pure prodotto materiale pedopornografico sfruttando l’immagine di uno dei figli. Tracce, in tal senso, tra video e fotografie, sarebbero state riscontrate dagli inquirenti nel telefono cellulare e in un computer dello stesso accusato.

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