Caltanissetta – «La sua pericolosità di quest’ultimo si è espressa fin dagli anni novanta». Così hanno rivelato le indagini. Da qui i tre anni di sorveglianza speciale a un fedelissimo del boss della riviera ligure, il riesino Salvatore Fiandaca, legato al capomafia di Vallelunga, Giuseppe «Piddu» Madonia.
È a un suo scudiero che la sezione misure di prevenzione del tribunale di Genova ha applicato tre anni di sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno. Provvedimento eseguito dalla direzione investigativa antimafia su incarico della procura di Genova.
Già nel 2010 il destinatario della misura personale, nato nel capoluogo ligure , ha subìto la confisca dei beni su ordinanza della corte d’appello del capoluogo ligure. Due anni dopo è divenuta definitiva.
E, appena tre mesi fa, era per l’esattezza il 21 marzo scorso, la corte d’Appello di Genova lo ha condannato, con sentenza già passata in giudicato, per trasferimento fittizio di beni, favoreggiamento e falsità ideologica, per fatti riferiti all’arco temporale che va dal 2012 al 2017.
Ma soprattutto è stato appartenente a un’associazione mafiosa capeggiata da Salvatore Fiandaca che, per volere di «Piddu» Madonia , è stato investito del ruolo di capo decina di “cosa nostra” a Genova.
Lui, Fiandaca, che è stato ritenuto mandante del delitto dell’ex sindaco di Riesi, Vincenzo Napolitano, accusa da cui è stato poi assolto per non avere commesso il fatto. Era il tempo in cui Fiandaca era in guerra aperta con la “stidda” guidata da Angelo Stuppia, poi ucciso.