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Niente bevande calde nel bicchiere di plastica. Uno studio rivela che vengono rilasciate sostanze nocive

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Palermo – Nei 15 minuti necessari per consumare caffè o tè caldi da un bicchiere di plastica o di carta, lo strato di microplastica sulla tazza si degrada e può rilasciare fino a 25 mila particelle dell’ordine di grandezza dei micron all’interno della bevanda.

Questo è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Journal of Hazardous Materials, condotto dagli esperti dell’Indian Institute of Technology (IIT) a Kharagpur, che hanno analizzato la capacità di resistenza al calore dei bicchieri di plastica monouso per il consumo di bevande calde.

“Un individuo che assume mediamente tre tazze di tè o caffè al giorno – riporta Sudha Goel dell’Indian Institute of Technology (IIT) – rischia di ingerire fino a 75mila particelle di microplastica. Secondo i dati di Imarc Group, una società di ricerche di mercato internazionale, nel 2019 sono stati prodotti circa 264 miliardi di bicchieri monouso per il consumo di alimenti e bevande calde, preferiti alle alternative di vetro o ceramica per via delle vite frenetiche e della crescente tendenza di servizi da asporto”.

Il team ha versato acqua pura, riscaldata a 85-90 °C, in bicchieri monouso, analizzando il composto dopo 15 minuti con microscopio a fluorescenza per microplastiche, valutando i rivestimenti in plastica separatamente per distinguere le alterazioni nelle proprietà fisiche, chimiche e meccaniche.

Le microplastiche – prosegue l’esperta – fungono da trasportatori di contaminanti come ioni, metalli pesanti tossici come palladio, cromo e cadmio, nonché composti organici idrofobici. Se ingeriti regolarmente, potrebbero provocare effetti dannosi sulla salute”.

Secondo i risultati del gruppo di ricerca, un bicchiere di carta monouso esposto a un liquido caldo per un tempo di 15 minuti può rilasciare fino a 10,2 miliardi di particelle di dimensioni inferiori al micron.

“Usando la cromatografia ionica – continua la scienziata – abbiamo osservato il trasferimento di ioni nell’acqua dai bicchieri di carta, confermando che le microplastiche potrebbero essere rilasciate nelle bevande calde. L’aspetto più preoccupante è che abbiamo rilevato la presenza di metalli pesanti nei rivestimenti”. Gli autori sottolineano che sarà necessario eseguire attente considerazioni prima di promuovere prodotti sostitutivi delle soluzioni inquinanti, perché potrebbero rivelarsi nocivi e pericolosi.

“In molte parti dell’India si usano ancora le tazze in terracotta – afferma Virendra Tewari, direttore dell’IIT – e, sebbene sia complicato individuare un sostituto adeguato ai bicchieri di carta, è importante affrontare questo problema e raggiungere una soluzione percorribile”

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