Caltanissetta – Colpo di spugna a una sanzione di ventimila euro per avere messo a disposizione dei clienti un computer disponibile per navigare su internet. È stata la corte d’Appello ad annullare l’ordinanza dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che aveva fissato la sanzione nei confronti del gestore di un punto vendita ricariche.
Un pronunciamento che potrebbe divenire “pilota” con una forte influenza per gli Internet point in attesa della nuova gara sul gioco online. Sì, perché secondo l’avvocato Emanuela Ruggiero dello studio associato Sisto Ruggiero Advisors di Bari che ha seguito il caso – «vari tribunali in tutta Italia potrebbero annullare accertamenti ed ordinanze di ingiunzione». Il perché è presto spiegato. «L’interpretazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli confligge irrimediabilmente con il rispetto della riservatezza, la quale rende impossibile per l’esercente controllare l’uso del pc da parte dell’utente… Solo la presenza di un vincolo sulla navigazione, unitamente ad un sistema di pagamento preimpostato presenza – ha sottolineato lo stesso legale – può configurare il pc come totem e, di conseguenza, far incorrere nella violazione», almeno secondo la legge Balduzzi.
Per lo stesso legale , l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli adesso potrebbe «intervenire su una materia che sta ingolfando le cancellerie dei tribunali con centinaia di ricorsi su accertamenti e relative ordinanze-ingiunzioni.
In tal modo, secondo lo stesso avvocato Ruggiero, si potrebbe «fare chiarezza sulla legittimità della messa a disposizione di pc liberi alla navigazione senza che gli esercenti si debbano trovare costretti a violare la riservatezza degli utenti nell’uso libero dei computer, così da potersi difendere da sanzioni ingiustificate generate da un’applicazione irragionevole della norma».
Quanto, in particolare questa sentenza della corte d’Appello di Caltanissetta, «ha confermato – ha concluso l’avvocato Ruggiero – quanto da noi sostenuto, ormai da tempo… l’interpretazione estensiva del decreto Balduzzi, per il quale qualsiasi pc collegato in rete rappresenta uno strumento che agevola il gioco online e quindi ricade sotto la scure delle ingenti sanzioni previste, deve essere censurata in quanto irragionevole rispetto agli scopi che il legislatore ha inteso perseguire».