Caltanissetta – Lui con la mafia non ha nulla a che vedere. Lo ha sancito la corte d’Appello che ha assolto dal reato più grave contestato a carico di un impresario che opera nel settore dei videogiochi per locali pubblici.
Così nel quarto passaggio in aula, dopo l’annullamento in Cassazione, per il quarantenne nisseno Matteo Allegro – difeso dall’avvocato Dino Milazzo – che è stato assolto dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
E, peraltro, la corte, accogliendo la tesi difensiva, ha annullato pure l’aggravante dei metodi mafiosi e così, divenendo semplice, né stata dichiarata prescritta anche l’accusa di illecita concorrenza.
Di contro lo ha condannato a 3 anni e 4 mesi per frode informatica, incendio d’auto e corruzione. Reati che, però, la Cassazione aveva già reso definitivi con la pena a un anno. Perché ha annullato la sentenza nelel parte legata al concorso esterno all’associazione mafiosa e all’illecita concorrenza aggravata, lascinado immutati gli altri tre capi.
E non essendo stati presentati ricorsi né dalla procura, né dalla procura generale, quel precedente pronunciamento dovrebbe rimanere cristallizzato.
Secondo l’accusa Allegro avrebbe imposto a gestori e titolari di bar e locali pubblici facendo leva su presunti appoggi mafiosi.
Teorema, questo, che la corte d’Appello di Caltanissetta – presieduta da Pasqua Seminara – ha però escluso tra le pieghe delal sentenza emessa.
Nei confronti dell’imprenditore si è costituito parte civile il Comune di Caltanissetta – assistito dagli avvocati Raffaele e Riccardo Palermo – e, in favore dell’amministrazione, sono rimaste ferme le statuizioni stabilite il 2.200 euro.