Milena – Non hanno nulla a che fare con la mafia del Vallone e vanno assolti. È in questa direzione, replicando alle richieste di condanna dell’accusa, che ha viaggiato la tesi difensiva in favore di due tra i coinvolti nel blitz antimafia dei carabinieri ribattezzato «Antico Vallone».
In particolare per il settantaduenne campofranchese Calogero Maria Giusto Giuliano – assistito dagli avvocati Giuseppe Dacquì e Giuseppe Scozzari – e per il cinquantasettenne di Milena, Paolino Giuseppe Santo Schillaci – assistito dagli avvocati Pietro Sorce e Maria Vizzini – tra gli undici imputati a giudizio con il rito abbreviato al cospetto del gup di Caltanissetta, Emanuele Carrabotta.
Per Giuliano , accusato di associazione mafiosa, il pubblico ministero Stefano Strino ha già chiesto la condanna a 8 anni di reclusione. Giuliano meno di un mese dopo l’arresto, per decisione del tribunale del riesame, ha lasciato il carcere di Agrigento, dove è stato rinchiuso al momento del blitz dei carabinieri, per andare ai domiciliari.
Mentre per Schillaci, che sotto l’ala di Cosa nostra si sarebbe occupato della “messa a posto” a Milena, sono stati proposti 6 anni e 1.300 euro di multa perché tirato in ballo per estorsione ai danni di un imprenditore edile che stava realizzando un tratto della condotta fognaria a Milena.
I rispettivi legali, replicando al teorema della procura, di contro, hanno sollecitato un verdetto assolutorio nei confronti dei loro assistiti, sostenendo la totale estraneità ai fatti che sono stati loro contestati tra le pieghe dell’ordinanza che, un anno fa, ha fatto scattare dieci ordinanze di custodia cautelare per le ipotesi, a vario titolo , di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, armi e spaccio di droga.