Caltanissetta – Annullata la condanna del giovane accusato di avere assistito il suo amico, negli ultimi istanti di vita, nel momento in cui s’è tolto la vita. Nell’appello “bis”, dopo il precedente annullamento con rinvio in Cassazione, è arrivata l’assoluzione.
L’ha ottenuta un allora diciassettenne nisseno, oggi ventenne – assistito dall’ avvocato Gaetano Giunta – chiamato a rispondere d’istigazione al suicidio.
Imputazione legata alla morte violenta del ventiseienne, pure lui nisseno, Mirko Antonio La Mendola – i familiari sono assistiti dall’avvocato Rosario Didato- che si è tolto la vita con un colpo di pistola una sera di fine agosto di quattro anni fa su una spiaggia tra Realmonte e Porto Empedocle.
Il giovane, che adesso s’è visto cancellare la condanna, tanto nel primo quanto nel secondo grado del giudizio, ha rimediato due anni, due mesi e venti giorni di reclusione. Poi gli «ermellini» hanno rimesso tutto in gioco disponendo la celebrazione di un nuovo processo, il quarto, dinanzi alla corte d’Appello di Palermo. La stessa, presieduta da Giovanni D’Antoni – a latere Angelo Piraino e Ivana Francesca Mancuso, esperti Fabio Seminario e Rosanna Novelli – che ora ha sancito che «il fatto non sussiste».
Nella fase embrionale delle indagini a carico del ragazzino è stato ipotizzato il reato di omicidio del consenziente, poi rimodulato in istigazione al suicidio.
Era la notte 25 agosto del 2021 quando sulla spiaggia di Punta Grande, tra Porto Empedocle e Realmonte, il ventiseienne ha deciso di farla finita. Estrema decisione che avrebbe maturato dopo l’esclusione da un concorso in polizia.
E in qui momenti di profondo sconforto, negli ultimi istanti della sua vita, lo avrebbe accompagnato il minorenne senza muovere un dito per evitarlo. Anzi, gli avrebbe prestato assistenza morale. Questa, almeno, è stata l’accusa.
Tesi che, di contro, la difesa ha sempre sconfessato e che adesso, in questo secondo processo d’appello, ha convinto pienamente i giudici, ribaltando totalmente l’esito processuale.