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«Non la uccisero con quel pugno», madre e figlia assolte per omicidio preterintenzionale

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Caltanissetta – È per omicidio preterintenzionale che madre e figlia sono finite sul banco degli imputati. Perché accusate, sull’onda di una presunta aggressione, di avere provocato la morte di una lor vicina.

Seppur il decesso sia avvenuto un paio di anni dopo quella sospetta lite e atre che avrebbe coinvolto le accusate da un lato e una loro vicina di casa dall’altro.

Ma alla fine la pesante contestazione è caduta nel vuoto. È per altro, però, che le due sono state giudicate colpevoli.

Così per la cinquantacinquenne Rita Di Grigoli e la ventottenne Paola Gulizia  (difese dall’avvocato Calogeri Meli), madre e figlia di Delia, assolte per omicidio preterintenzionale.

Ma di contro sono state giudicate colpevoli di percosse nei confronti della sessantenne Carmela Barone – assistiti dagli avvocati Diego Giarratana, Luigi Di Natale e Dino Giardina) pure lei di Delia.

Il giudice ha inflitto loro la condanna a 4 mesi e 200 euro di multa ciascuno. Ma v’è dell’altro. Perché il giudice ha disposto anche il diritto a un risarcimento dei danni in favore dei familiari della vittima – assistiti dagli avvocati Diego Giarratana, Luigi Di Natale e Dino Giardina –  secondo l’entità che poi stabilirà il giudice in  un procedimento civile.

La presunta aggressione sarebbe avvenuta il 23 giugno di sette anni fa. La sessantenne sarebbe stata colpita anche con un pugno alla nuca.

È due anni dopo, esattamente il 19 settembre del 2015, che poi è deceduta. E secondo l’iniziale tesi accusatoria i due eventi sarebbero stati legati da un filo conduttore.

Ma alla fine, adesso, è stata la stessa accusa a chiedere un verdetto assolutorio per omicidio preterintenzionale. E così è stato.

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