Caltanissetta – Lui, notissimo commerciante nisseno all’ingrosso ed al dettaglio, è finito in giudizio perché accusato di avere contraffatto un paio di assegni. Ma alla fine, per un cavillo giudiziario rilevato dalla difesa, è stato prosciolto.
In particolare, secondo l’accusa, l’imputato – assistito dall’avvocato Rosario Didato – avrebbe variato la data di emissione dei due titoli , per un totale di 3mila e 500 euro, tratti dal conto corrente di una società gelese – che si è pure costituita parte civile – poi in negoziazione nello stesso istituto di credito dove è tenuto il conto della sua società.
Così, su segnalazione della banca, la guardia di finanza, incaricata dalla procura, ha poi depositato un’informativa chiedendo di procedere a carico del commerciante indagato per falso in atto pubblico.
Nell’aprile di due anni fa la procura ha emesso nei confronti dello stesso esercente un decreto di citazione a giudizio dinanzi il giudice Marica Marino.
Ma nel corso dell’udienza predibattimentale il giudice ha accolto l’eccezione preliminare sollevata dall’avvocato Didato, emettendo così una sentenza di «non luogo a procedere».
Il perché è presto spiegato. Come rilevato dal difensore, infatti, l’ipotesi di reato è ora da considerare come falso in scrittura privata, ormai depenalizzato. Lo stesso legale s’è rifatto a quanto sancito con una sentenza del 19 luglio 2018 dalla Cassazione a sezioni unite, che ha ribadito il principio.