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Nuova relazione Dia, nel Vallone  sempre presenti i mandamenti di Mussomeli e  Vallelunga sotto l’influenza della famiglia Madonia

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Mussomeli – Nella parte settentrionale della provincia nissena si rilevano il mandamento di Mussomeli e di Vallelunga Pratameno sotto l’influenza della famiglia Madonia.

La fotografia è contenuta tra le pagine della nuova relazione del ministro dell’Interno al parlamento sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia.

Nulla, per quanto riguarda la mafia nell’area del vallone, sarebbe mutato rispetto al recente passato.

Con il mandamento di Mussomeli composto dalla famiglia di Campofranco e Sutera, dalla famiglia di Montedoro, Milena e Bompensiere, dalla famiglia di Serradifalco e, chiaramente, di Mussomeli.

Per quanto concerne, invece, il mandamento di Vallelunga Pratameno, sempre secondo la relazione della Dia, al suo interno sono attive la famiglia di Caltanissetta, la famiglia di Marianopoli, la famiglia di Resuttana, la famiglia di San Cataldo e, ovviamente, di Vallelunga.

Per quanto riguarda gli altri mandamenti, in un territorio spartito tra cosa nostra e stidda – con al sola eccezione della cosiddetta “terza mafia” a Gela, il gruppo Alfieri – sul versante meridionale della provincia nissena restano fermi il mandamento di Riesi – con le famiglie di Butera, Sommatino e Delia e la famiglia di Mazzarino, oltre che la stessa Riesi – e, ancora, il mandamento di Gela, con il clan Emmanuello e il clan Rinzivillo, la famiglia di Niscemi e Riesi stessa.

Per quanto riguarda la stidda gelese comprende le famiglie Cavallo, Di Giacomo, Fiorisi e Sanfilippo

La Dia ha poi posto l’accento sulla recente scarcerazione di un esponente di spicco di cosa nostra gelese, legato al clan Emmanuello. E in questo momento il clan Rinzivillo sarebbe predominante rispetto agli Emmanuello, gruppo ridimensionato dall’elevato numero di affiliati attualmente in carcere.

Così come sono state evidenziate anche le scarcerazioni, nel 2023 di tre uomini d’onore delle famiglie di Gela, Campofranco e Mazzarino che, secondo la stessa Dia «potrebbero incidere sulle dinamiche organizzative interna a cosa nostra».

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