Caltanissetta – Due le gare d’appalto nel Nisseno al centro del nuovo scandalo della sanità siciliana. Costola della precedente maxi inchiesta ribattezzata «Sorella sanità» che ha poi fatto scattare più condanne.
E tra i coinvolti nella nuova indagine della guardia di finanza di Palermo, oltre al commercialista Antonio Sciacchitano ritenuto un po’ l’anima dello scenario al centro dell’inchiesta, v’è pure l’ex direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta, oggi dirigente all’Asp di Catania, Pietro Genovese , al quale sono stati imposti dal giudice l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e la sospensiva per la durata di un anno.
Per quanto riguarda, invece, le due gare d’appalto a Caltanissetta – tra le sei finite al centro del dossier della procura del capoluogo isolano – una risale a quattro anni fa, l’altra a tre anni addietro.
In particolare, la prima, è relativa al «servizio integrato di gestione delle aree operatorie, sterilizzazione, manutenzione e fornitura in noleggio di strumentario chirurgico». Gara che l’azienda sanitaria nissena ha bandito nel 2021 e che un anno dopo è stata annullata.
La seconda, del 2022, invece, riguardava la «fornitura di pasti in tutte le residenze sanitarie e centri diurni» che facevano capo alla stessa Asp nissena.
Le altre gare finite nella bufera , interessano le aziende sanitarie di Palermo e Trapani , l’ospedale Civico di Palermo e il «Villa Sofia-Cervello» sempre del capoluogo isolano. Per un totale complessivo di qualcosa come 130 milioni di euro.
Secondo la tesi di fiamme gialle e procura, sarebbero state pagate bustarelle per veicolare le gare. A questo si sarebbero aggiunti assunzioni di favore e una percentuale sull’ammontare degli stessi appalti, che sarebbero stati fatti risultare come compensi per consulenze.
In questo sistema sarebbero coinvolti ventidue indagati, due dei quali destinatari di provvedimenti restrittivi, tra manager, faccendieri, dirigenti sanitari e imprenditori.