Acqua non potabile. Tanti i dubbi dei cittadini che potrebbero chiedere riduzione e risarcimenti

immagine di repertorio

Mussomeli – L’acqua torbida, vietata per gli usi alimentari, apre nuovi profili sul fronte della legittimità delle bollette e sul piano risarcitorio. Come è noto, la Suprema Corte ha ribadito che se l’acqua che scende dal rubinetto dell’abitazione non è potabile, l’utente ha diritto dalla riduzione del canone e al risarcimento del danno.

“Perché il pagamento  – spiegano dall’Unione Consumatori – dovuto dell’acqua non è una mera tassa ma un canone, che viene corrisposto a fronte di un servizio.

Ne consegue che, se il Servizio non viene adempiuto così come previsto, l’utente non è obbligato a versare la somma corrispettiva e gli deve essere rimborsato quanto ha speso per utilizzare fonti più costose, come appunto l’acqua in bottiglia.

Nella bolletta, infatti, poichè è ricompresa anche la voce relativa al canone di depurazione, se l’acqua non è potabile, il pagamento della bolletta – comprendente questo importo – diviene ingiustificato”.

Restano insoluti  altri interrogativi legati al divieto d’uso d’acqua per fini alimentari. Da quanto tempo l’acqua è torbida? Le attività, come panifici, pizzerie, ristoranti, gastronomie, gelaterie, pasticcerie, bar, e vi dicendo, sono state informate tempestivamente dell’inidoneità dell’acqua ad essere utilizzata per evitare  la preparazione di alimenti e bevande destinate al consumo umano con il liquido “contaminato”? Queste ed altre sono domande che i cittadini si pongono con insistenza ma alle quali, al momento, nessuno risponde.

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